Paride Toma è il nuovo managing director di Montblanc Italia. Dopo un percorso internazionale in L’Oréal, Toma entra nel gruppo Lvmh nel 2008 con il ruolo di CFO Italia di Louis Vuitton e successivamente della regione South Europe. Nel 2014 assume il ruolo di boutique director del flagship della maison in via Montenapoleone, in seguito viene scelto come general manager di Louis Vuitton Central Europe. A pochi mesi dalla nomina, il manager condivide con Pambianco Magazine le sue riflessioni sulla maison del gruppo Richemont e sulle nuove dinamiche che caratterizzano il mondo del lusso.
Che cosa rappresenta per lei Montblanc?
Personalmente ritengo che all’interno di Montblanc alberghino tre aspetti fondamentali: lusso, eleganza e lifestyle. Quando penso a Montblanc, immagino un uomo che utilizza la sua penna per scrivere sul taccuino indossando i gemelli al polso e il suo orologio. È una griffe a 360°. Da giovane il mio primo oggetto di lusso è stato proprio una penna Montblanc, cui hanno fatto seguito i gemelli e la cintura. Il marchio era nel mio destino.
Quali sono le prime strategie che metterà in atto?
Innanzi tutto, vorrei conoscere il dna del marchio immergendomi negli archivi di Montblanc per apprenderne la storia ultracentenaria. Il mio percorso in azienda parte da qui.
Vivendo in una società sempre più legata ai supporti digitali, cosa rappresentano oggi strumenti di scrittura tradizionale come penna e bloc notes?
Le persone si sono sicuramente digitalizzate, utilizzano i computer, i tablet ma gli appunti si prendono con la penna. La sfida è coniugare questi due aspetti, motivo per cui abbiamo messo a punto strumenti innovativi come Augmented Paper (dispositivo che permette di scrivere su carta e nel contempo di accedere agli appunti scritti a mano anche attraverso il proprio dispositivo mobile, ndr).
Data la sua vasta esperienza nel mondo del lusso e del retail, secondo lei come sta cambiando l’approccio dei clienti al lusso maschile?
Credo ci sia un po’ meno focus sul prodotto, perché ormai il consumatore dà per scontata l’alta qualità dei materiali utilizzati. L’esperienza, invece, acquista sempre più importanza. L’aftersale, ad esempio, rappresenta un momento cruciale nella costruzione del rapporto con il cliente. La relazione tra azienda e consumatore va oltre il l’approccio professionale, c’è la ricerca di un’empatia autentica. Il cliente lusso pretende di essere seguito 365 giorni l’anno, non solo durante l’acquisto. L’uomo, più della donna, apprezza una certa velocità nel servizio, dal pagamento al confronto con il personale in store.
Cosa ne pensa dell’esperienza di shopping online? L’e-commerce può intaccare lo shopping di lusso tradizionale?
Oggi i due canali sono assolutamente complementari. Lo shopping online sta acquisendo crescite importantissime, ma non a discapito dello shopping fisico. Sempre più spesso i brand del lusso cercano di riproporre in rete quella emozionalità che è più semblice garantire nello store fisico. All’inizio, l’online ha puntato molto sull’efficienza, ora si sta lavorando affinché ci sia anche uno storytelling evidente. Personalmente, penso che nel lusso il rapporto fisico con il prodotto, il touch & feel, resti fondamentale. A cambiare sarà il ruolo dell’addetto alle vendite che diventa un vero e proprio consigliere del cliente.