Sarà per l’imminente Expo a tema food, sarà perché oggi ‘chef’ fa rima con ‘chic’, in ogni caso per il design addicted è ormai tempo di showcooking.
Il fenomeno è partito in sordina, con presentazioni di arredo accompagnate da cene ‘stellate’, ma con l’intervento di chef che restavano celati al pubblico intervenuto. Adesso, sono invece gli chef a rubare la scena ai brand del design internazionale. E a diventare protagonisti degli articoli post-evento di giornalisti ormai ‘victims’ del profumo delle pietanze. Insomma, nel pieno dello show business culinario, ben rappresentato dall’immagine di Carlo Cracco che definisce ‘audace’ abbinare una patatina fritta confezionata a un uovo (anch’esso fritto), l’evento-con-cuoco-annesso sta diventando un format di successo. Soprattutto tra le aziende di sistemi da cottura.
Così, Bruno Barbieri ha deciso di firmare, e garantire, una collezione per la svizzera Franke, comprensiva di piani cottura e forni coordinati a lavelli, miscelatori, cappe e frigoriferi. Come una rock star, ma con dolcevita, si è lanciato in un tour vero e proprio, il road show Franke Chef.
Barbieri fa parte di una lista ben più lunga che coinvolge anche Andrea Berton e Davide Oldani, oltre all’onnipresente Cracco, complici nell’aver ideato e firmato prodotti in policarbonato per Kartell, presentati allo scorso Salone del Mobile di Milano. Oldani si è spinto oltre, realizzando per il brand una serie completa di piatti, bicchieri, caraffa e posate chiamati I.D.Ish by D’O.
Insomma, la consulenza degli chef, da plus è diventata condizione sine qua non per conferire validità e dignità ai propri prodotti. E’ passata l’idea che la presenza di uno chef sia garanzia di supervisione funzionale. ‘Perché se loro sono bravi a cucinare sanno cosa serve in cucina’, pensa il profano. Forse è davvero così, quello che è certo è che ormai si è creata una sorta di necessità che il settore, fino ad oggi, non aveva. O, forse, l’aveva, ma in forma latente. Già esisteva, infatti, nell’estro di Gualtiero Marchesi che per primo ha trovato un legame diretto tra contenuto e contenitore, tra il cibo e il piatto che lo supporta. Marchesi, che ha sempre considerato l’estetica un elemento imprescindibile della sua cucina, è stato pioniere nel partire dai fornelli per cimentarsi nel design. E nello storico locale milanese di via Bonvesin della Riva, primo tre stelle Michelin in Italia, sperimentava creando piatti, posate e bicchieri. Non è un caso che Oldani figuri tra i suoi adepti.
L’ultima frontiera del connubio design/cooking è costituita dai marchi che istituiscono vere e proprie ‘academy’ a loro insegna. E’ successo con la multinazionale svedese Electrolux che, attraverso la sua Chef Academy, organizza training internazionali per formare i professionisti della ristorazione all’uso delle avanzate tecnologie della propria offerta.
Roba da stimolare le menti più sofisticate nella ricerca della verità: sarà nato prima lo chef o il piano cottura?