I millennial e la Gen Z chiedono ai brand della moda e del lusso sostenibilità e slow fashion. È quanto emerge dall’indagine “The Smart Side of Fashion”, il primo rapporto semestrale condotto da Vestiaire Collective che combina i dati della community internazionale della piattaforma con intelligence globale e ricerche di mercato per mettere in evidenza le tendenze attuali, in continua evoluzione, del comportamento dei consumatori.
A causa della pandemia di coronavirus, le discussioni già in corso all’interno dell’industria della moda sulla sostenibilità, la circolarità, l’impatto ambientale e il consumo responsabile hanno subito un’ulteriore accelerazione. Oggi, infatti, è lampante che il settore e le persone sono sempre più consapevoli del loro modo di consumare la moda e desiderosi di adottare nuovi approcci e sviluppare nuove abitudini.
Come emerge dal report, in merito alla sostenibilità un sondaggio Bcg sui consumatori ha riscontrato che il 37% degli utenti ha giudicato molto più interessanti i brand che stavano aiutando le comunità bisognose in tempo di pandemia. Un interesse che Vestiaire Collective ha intercettato lanciando il 31 marzo un’iniziativa aziendale di raccolta fondi per contrastare i danni causati dal coronavirus, in collaborazione con oltre 85 celebrities e utenti influenti, il cui ricavato è stato interamente devoluto a una rete di enti di beneficenza che combattono il virus sia a livello locale che internazionale, tra cui l’Oms, la raccolta fondi della Regione Lombardia, la Fondazione Ospedali Francia/Parigi e l’Ospedale La Paz di Madrid.
Non si tratta solo di una tendenza, ma di un radicale cambiamento di mentalità: l’idea di sostenibilità, soprattutto in termini di moda, si è radicata nelle menti e nelle azioni dei consumatori, sia della Generazione Z che Millennial. Questo cambiamento si è tradotto a maggio in un aumento del +88% nei depositi rispetto all’anno precedente. Molti marchi sostenibili come Stella McCartney, LOQ, Marine Serre, Ganni e Veja hanno registrato picchi di crescita sulla piattaforma.
Anche le abitudini di acquisto dei consumatori hanno subito una trasformazione radicale durante la crisi del Coronavirus, in parte a causa della drastica e immediata prioritizzazione di tempo, budget e utilità, e anche da una difficoltà collettiva nell’adattarsi a quella che adesso viene comunemente definita la “nuova normalità”. Nel campo della moda, le tradizionali ragioni che spingono allo shopping di stagione – di solito, per occasioni come nozze o eventi importanti – sono state sostituite dall’esigenza di un abbigliamento comodo e facile da indossare, ideale anche per la nuova realtà dello smart working. Le vendite di abbigliamento comodo e sportivo di brand come Adidas (+71%) e Nike (+64%) sono aumentate significativamente.
In futuro si prevede che gli acquisti d’impulso saranno probabilmente sostituiti dalla scelta di articoli accuratamente selezionati, e che gli utenti, specialmente fra le nuove generazioni, torneranno ad acquistare pezzi classici, di impeccabile fattura, dimostrandosi capaci di investimenti intelligenti e di lunga durata.
L’indagine, poi, evidenzia come i brand che difendono i valori della community, in particolare la sostenibilità e il femminismo, sono estremamente popolari, grazie anche ai loro eventi culturali e ai trend visti sulle passerelle. A livello globale, i brand più apprezzati sono stati Jean-Paul Gaultier, Dior, Versace.
Anche il menswear continua a prosperare e sempre più uomini optano per la rivendita come modalità smart di gestire il proprio guardaroba: dall’ultimo trimestre, gli acquirenti maschili sono aumentati del +51% e i venditori del +90 per cento. Si è visto un aumento trimestrale delle vendite per volume di Tom Ford (+22%)*, Bottega Veneta (+15%)*, Polo Ralph Lauren (+14%)*. Le sneakers continuano ad essere il fulcro del 2020, con modelli come le “Ace” di Gucci, sempre in testa con un aumento del +41%* delle vendite trimestrali e le “Track” di Balenciaga che sono ormai un’icona di stile, con un aumento trimestrale del +30%*.
“Si dice che è solo durante una crisi che i nostri valori sono davvero messi alla prova. Gli ultimi mesi sono stati un grandissimo test per il mondo e anche per la community di Vestiaire Collective – ma questo rapporto offre un affascinante spaccato del modo in cui la pandemia di Covid-19 ha accelerato tendenze che erano in sospeso e auspicate da tempo nel settore della moda, ricalibrando l’approccio verso ciò che ci interessa davvero e spiegandone il perché”, ha commentato Fanny Moizant, co-founder di Vestiaire collective. “Il rapporto punta proprio a sottolineare questo fenomeno, dimostrando che i consumatori, in particolare Millennial e Gen Z, vogliono sviluppare un senso dello stile personale e abitudini di consumo nuove, allontanandosi dai retaggi del fast fashion e stabilendo nuovi modi di pensare per acquistare e vendere i loro capi, come quelli offerti da Vestiaire Collective”.
* Aumento trimestrale delle vendite per volume