Tiffany e Lvmh starebbero rivedendo al ribasso i termini economici per l’acquisizione del player americano della gioielleria da parte del colosso di Parigi. La notizia è trapelata su Bloomberg che cita fonti vicine all’operazione. Il prezzo originario era fissato a 135 dollari per azione, per un valore di totale di 16 miliardi di dollari (poco meno di 14 miliardi di euro). Ora, ha spiegato la fonte anonima di Bloomberg, il prezzo potrebbe assestarsi tra i 130 e i 135 dollari per share.
“I negoziati dietro le quinte – si legge su Bloomberg – potrebbero non portare a un accordo”.
In ogni caso, si parla di ‘negoziati’, ed è un segnale nuovo in una trattativa che pareva su un binario morto.
Le azioni del gruppo guidato da Alessandro Bogliolo hanno chiuso la seduta di ieri in crescita del 5,2% a Wall Street. Poche ore prima, Tiffany & Co aveva incassato l’approvazione della European Commission per l’acquisizione da parte di Lvmh. “La Commissione – si legge su Ansa – ha concluso che la concentrazione proposta non solleverebbe problemi di concorrenza date le quote di mercato moderate dell’entità combinata, la presenza di un numero significativo di fornitori terzi e il recente ingresso di diversi nuovi concorrenti”.
L’operazione ha subito un brusco arresto lo scorso settembre, avviando una battaglia legale tra le due parti. Tiffany ha infatti citato in giudizio il gruppo guidato da Bernard Arnault presso la Corte del Delaware, accusando Lvmh di aver intenzionalmente rallentato la finalizzazione del deal. Quest’ultimo era stato annunciato come il più grande takeover dell’industria del lusso. Il gruppo guidato da Bogliolo ritiene che il gigante parigino abbia cercato di rinegoziare l’accordo originario, stretto a novembre 2019, prima dello scoppio della pandemia di Covid-19 e del conseguente impatto economico per aziende e Paesi di tutto il modo. Lvmh ha denunciato Tiffany a sua volta, ritenendo che la società statunitense sia stata gestita malamente durante la pandemia di Covid-19.