Paola Magoni, oro olimpico a Sarajevo nel 1984 nello slalom speciale, è la responsabile acquisti
sci e accessori a Cinisello, Milano. Nello stesso negozio lavora Gianluca Bonanomi, campione italiano in carica di downhill (discesa), specialità mountain bike. Perché alla Longoni sport (280 miliardi di fatturato, circa 144 milioni di euro, e una catena di 21 negozi) hanno deciso che una delle armi vincenti per conquistare la clientela è la qualità del personale.
«Gli uomini sono e continueranno a essere il vero fiore all’occhiello» spiega Walter Benati, amministratore delegato da meno di un mese, in seguito alle dimissioni del fondatore Sergio Longoni, che mantiene però il 25 per cento delle quote azionarie. E così, campioni a parte, nella società brianzola che fa capo per il 67 per cento al fondo inglese di private equity Bridgepoint capital tutti si intendono di sport, in teoria e in pratica: dal management agli addetti ai reparti.
Del resto, la competizione tra i negozi di articoli sportivi per accaparrarsi quote crescenti di un mercato che vale oggi circa 5 mila miliardi di lire (oltre 2,5 miliardi di euro) è sempre più accesa, in particolare tra le grandi catene, che già detengono il 30 per cento: con Giacomelli Sport in testa seguito da Cisalfa-Intersport, Longoni Sport e il francese Decathlon.
Così la Longoni sta affilando le armi e punta a raddoppiare il fatturato entro il 2004, portando a 31 i punti vendita e a 1.200 gli 810 dipendenti.
sintesi dell'articolo di Raffaella Grillo a cura di Pambianconews