L’inclusività continua ad essere un miraggio nel sistema moda mondiale. Dopo le recenti fashion week di New York, Londra, Milano e Parigi è emerso che degli 8.800 look mostrati in 230 sfilate e presentazioni solo lo 0,8% erano indossati da modelle plus size (taglie dalla 46 in su), il 3,7% da taglie medie (42-46) e il restante 95,5% comprendeva taglie dalla 36 alla 40.
In un report redatto da Vogue Business si apprende che il dato è leggermente in calo rispetto alla scorsa stagione, dove lo 0,9% erano plus size e il 3,9% taglie medie, in parte perché alcune maison che avevano cercato di includere maggiormente le taglie non standard a settembre sono tornate ai canonici casting femminili. La testata americana asserisce che l’arrivo di nuovi direttori creativi uomini in alcune case di moda abbia diminuito ulteriormente la presenza di modelle curvy, alcuni critici suggeriscono che quando al timone stilistico ci sono delle donne la percentuale di top model plus size aumenta. I designer Adrian Appiolaza e Seán McGirr, rispettivamente da Moschino e Alexander McQueen, hanno optato per un casting privo di modelle non standard.
La capitale della moda meno inclusiva è stata Milano dove il 99% dei look sono stati presentati da modelle dalla 36 alla 40, in aumento rispetto al 96% della scorsa stagione. La percentuale scende all’87,9% a Londra (il 9,7% è rappresentato da modelle di taglia media e il 2,4% da plus size), simile alla scorsa stagione. New York è passata dal 93,6% per cento di sei mesi fa al 96,1% di modelle oltre la 40. A Parigi la percentuale è leggermente migliorata, con una rappresentanza del 3,8% per le taglie medie e dello 0,5% per le curvy (in crescita rispetto all’’1,1% e allo 0,1% della scorsa stagione).
Le (poche) modelle plus size stanno acquistando notorietà anche per la scarsità di rappresentazione: Ashley Graham, Paloma Elsesser, Precious Lee, Alva Claire e Jill Kortleve iniziano ad essere riconosciute anche dai non addetti ai lavori. “Non è che non ci siano nuovi talenti. Siamo costantemente alla ricerca di nuovi talenti e scegliamo nuove ragazze – dichiara a Vogue Business Mina White, direttore della celebre agenzia Img Models – “Ma quando parliamo di servizi fotografici – editoriali e passerelle – le ragazze curvy sono molto tokenizzate, quindi si concentreranno sull’uso di nomi degni di nota”.
Anche la questione budget non è da sottovalutare: “La scelta della top model plus size per noi al momento è ancora irrealizzabile a causa del budget. Abbiamo sempre portato sulla passerella amiche, persone della nostra comunità o persone incontrate in strada. Ci concentriamo sui valori che vogliamo esprimere in base alle nostre attuali possibilità. Ciò non significa che quando saremo un marchio più grande dimenticheremo i modelli sconosciuti”, afferma Marco Rambaldi, tra i marchi più inclusivi della scena milanese.
Barbara Christmann, storica fashion editor nonché fondatrice del Beautiful Curvy, spiega a Pambianconews il panorama attuale: “La diminuzione della presenza di modelle curvy durante le ultime fashion week dipende anche dal fatto che è più difficile vestire un corpo formoso con indumenti invernali rispetto alla fluidità dei capi primaverili, molto più versatili. La stessa Paloma Elsesser è stata scelta da molte maison per le quali ha indossato prevalentemente abiti scivolati. Ovviamente dipende tanto da stilisti e cast director, è vero che una donna può immedesimarsi meglio in un corpo non conforme agli standard della moda. Per uno stilista scegliere un’indossatrice plus size è un rischio perché, soprattutto in Italia, l’eleganza viene associata a corpi filiformi. Sono soprattutto i marchi emergenti a sfidare lo status quo e opzionare modelle diverse. A volte si scelgono delle ragazze curvy per politically correct, per seguire una tendenza. È ovvio che i cartamodelli e i campionari sono diversi e quindi rappresentano un costo supplementare. Non dimentichiamo però che le taglie più vendute in Italia sono la 44 e la 46, c’è quindi uno scollamento tra il mercato e la rappresentazione idealizzata della moda. È interessante come a Milano alcune maison abbiano scelto di ospitare Ashley Graham, forse la modella curvy più famosa, come ospite in front row. Un po’ come dire ‘anche noi amiamo le curvy ma non le facciamo sfilare’, forse è una scelta understated”.
Secondo Vogue Business la top 10 delle sfilate più inclusive della Milano fashion week ha visto protagonisti sul podio Rave Review, Feben e Marco Rambaldi, seguiti da Etro, Msgm, Philosophy di Lorenzo Serafini, Max Mara, Roberto Cavalli, Marni e Ferragamo.