Il dubbio era già sorto al termine dell’ultima Milano fashion week, la conferma è avvenuta alla fine della tornata di sfilate della stagione autunno/inverno 2023-24. L’avanzata curvy si è arrestata. Dopo stagioni di annunci e proclami all’insegna dell’inclusività le passerelle hanno visto un netto passo indietro per quanto concerne la presenza di indossatrici plus-size.
I numeri parlano chiaro: la rappresentazione delle taglie in passerella ha subito una frenata notevole, soprattutto ma non solo a Milano. Su 9.137 look in 219 show tra New York, Londra, Milano e Parigi, solo lo 0,6% erano plus size (taglia 50+) e i 3,8% erano mid-size (taglia 42-50). Ciò significa, secondo quanto calcolato da Vogue Business, che il 95,6% dei look presentati erano in taglia 36-42.
La testata ha analizzato ogni sfilata e presentazione recensita da Vogue Runway dai calendari ufficiali delle quattro capitali della moda. Durante l’intera stagione solo 17 marchi hanno presentato almeno un outfit indossato da modelle curvy.
La stampa internazionale sta sottolineando con chiarezza il fenomeno: ‘A New York fashion week mystery: what happened to all the plus-size models?’, ha titolato Business of Fashion; ‘The models are skinnier than ever: has London fashion week stopped caring about body diversity?’, si è chiesto Indipendent, a conferma che il fenomeno si è manifestato ovunque. Durante le sfilate della Grande Mela la critica del New York Times Vanessa Friedman ha twittato: ‘Even I am distracted by the extreme skinniness of many of the models in Jason Wu’s show’. ‘Why the fashion industry is still in love with size zero’, afferma senza mezzi termini The Telegraph, ‘Could this be in again?’, si interroga The Cut del New York.
In Italia Il Post ha riflettuto sul sistema moda attraverso l’articolo ‘Modelli e modelle sono di nuovo tutti magri?’, Il Messaggero tuona ‘Body positivity, tornano le modelle magrissime: la tendenza heroin chic di nuovo in passerelle’, soffermandosi soprattutto sui rischi legati alla salute e facendo riferimento alla tendenza in voga sul finire degli anni 90 impersonata dalla top model Kate Moss.
Nei giorni scorsi il sito di Vogue Italia ha ricordato lo storico editoriale ‘Belle vere’ pubblicato nel giugno 2011 dedicato alle modelle curvy, operazione che viene replicata proprio questo mese da British Vogue che mette in copertina Paloma Elsesser, Jill Kortleve e Precious Lee.
“Ci sono un paio di livelli da aggiungere – scrive la fashion editor Federica Salto nella sua newsletter La moda, il sabato mattina – grande assente del fashion month è stata Paloma Elsesser, una delle modelle plus size più apprezzate e ricercate insieme a Precious Lee. Le due, tra l’altro, sono sulla cover del nuovo British Vogue insieme a Jill Kortleve che è, invece, una mid-size. Quando parliamo di modelle midi e plus size parliamo di un gruppo ristrettissimo (…), quindi potete capire come l’assenza di Paloma abbia sballato le statistiche rispetto alla scorsa stagione. Questo tra l’altro è decisamente limitante in termini di rappresentazione, come se tre corpi o poco più potessero rappresentare tutti i corpi che indossano tutte le taglie sopra la 42”.
Concorde anche Giuliana Matarrese, fashion critic che attraverso il proprio account Instagram commenta così la copertina di British Vogue: “Il problema è che queste tre modelle in cover, favolose, sono ad oggi le uniche modelle curvy che si vedono in passerella, e neanche più di tanto perché sfilano per pochissimi, le si vede più spesso in front row come invitate, essendo già celebrities, che in passerella”.
Sull’argomento Pambianconews ha chiesto il parere di un’esperta, Barbara Christmann, corrispondente moda a Milano e fondatrice del blogzine Beautiful Curvy: “Si parla di inclusione, ma le modelle curvy inserite in passato, sembravano più una tendenza alla quale gli stilisti non volevano rinunciare, che uno statment, cioè la voglia di allargare le taglie. Le top model curvy sono diventate delle icone del nostro tempo da seguire, come lo erano anni fa Claudia Schiffer, Linda Evangelista e Naomi Campbell. Chi vede queste modelle in sfilata, spera di trovare poi la taglia in boutique, ma purtroppo non sempre è cosi. Naturalmente vestire una donna con una taglia superiore alla 48 richiede un’altra modellistica, tagli speciali, tessuti elasticizzati e diversi accorgimenti per nascondere o mettere in mostra il corpo. Comunque credo che gli stilisti per i mercati esteri producono taglie più ampie per soddisfare le richieste di mercato. In Italia, invece, non è così”.