Un forte accordo tra tutte le associazioni della moda per compattare il sistema in un momento in cui si stanno delineando, a livello italiano ed europeo, le giuste condizioni per dare impulso a importanti attività di sviluppo del Paese. È questo il senso dell’incontro tra il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e la delegazione delle griffe del made in Italy, composta da Patrizio Bertelli, amministratore delegato del gruppo Prada, Gildo Zegna, AD di Ermenegildo Zegna, e Renzo Rosso, presidente di Otb, in veste anche di rappresentanti del Comitato strategico di Camera nazionale della moda italiana (Cnmi). Presenti anche il presidente di Confindustria Moda Cirillo Marcolin, il presidente di Sistema moda Italia Marino Vago e il presidente di Herno ed ex presidente di Confindustria Moda Claudio Marenzi.
Un comparto duramente provato dalla pandemia che oggi, con una perdita di fatturato nel 2020 pari al 27%, rischia la tenuta stessa di una filiera riconosciuta in tutto il mondo, con un conseguente impatto negativo sull’occupazione. Per agganciare la ripresa e sviluppare le potenzialità di un settore industriale simbolo dell’Italia, i grandi brand, traino dell’intera filiera, hanno confermato la propria disponibilità a essere portavoce di un documento condiviso per contribuire insieme ai rappresentanti di Confindustria al processo di sviluppo del settore. Nella riunione si è convenuto sull’obiettivo di assicurare una maggiore condivisione e collaborazione tra Confindustria e Cnmi sulle proposte e sulle azioni da intraprendere.
Tra i temi al centro dell’incontro, il potenziamento di tutte le misure necessarie per accrescere la competitività di prodotti unici che hanno nella manifattura qualitativa e nella ricerca innovativa il loro punto di forza, garantendo il controllo di tutte le fasi di lavorazione dei prodotti Made in Italy. Inoltre, è emersa la necessità di preservare il patrimonio delle professionalità della manifattura italiana, che supportano l’attività delle Pmi, altrimenti destinate alla chiusura.
Tra le proposte, quella relativa all’istituzione di una misura di defiscalizzazione per favorire l’avvio di nuove realtà imprenditoriali, con l’inserimento di giovani talenti, per le società che realizzano il prodotto in modo tracciabile, applicando sostenibilità, sviluppo, digitalizzazione e formazione. Infatti, la riduzione del cuneo fiscale, che rappresenta una leva determinante per incentivare le assunzioni e realizzare filiere integrate, contribuirebbe a conservare il dinamismo nel settore della moda italiana e ad aumentare l’occupazione giovanile.
Anche la promozione del made in Italy è stata uno dei principali argomenti di discussione. Secondo i partecipanti alla riunione serve attivare una più stretta collaborazione tra l’industria della moda e Ice per accelerare e favorire la penetrazione della filiera sui potenziali mercati di sviluppo. In questo senso, il tema della tracciabilità dei prodotti assume fondamentale importanza e per questo si è convenuto che, a partire dalla block-chain, occorra garantire un processo di estrema trasparenza con l’adozione di tutte le nuove tecnologie.
Durante i lavori, uno dei passaggi più significativi è stato riservato al tema della digitalizzazione per cogliere le nuove opportunità che si sono delineate per effetto della pandemia nel campo degli acquisti. Secondo i rappresentanti degli industriali deve diventare un elemento cardine in tutte le fasi di progettazione, produzione, narrazione e distribuzione dei prodotti. Molta attenzione anche alla sostenibilità ambientale, con l’impegno dell’industria a contribuire alla realizzazione degli obiettivi Onu sullo sviluppo sostenibile. Tra le sfide più ambiziose, la riduzione degli impatti ambientali e l’implementazione dei processi di economia circolare.
È stata registrata grande determinazione anche sulla sostenibilità sociale, di cui in questi anni il settore della moda è stato promotore e tutta l’industria ha sempre mostrato grande impegno: dall’attenzione alle condizioni di lavoro, al raggiungimento della parità di genere e all’inclusione della diversità.
Un capitolo decisivo quello sulla formazione professionale, che sarà al centro dell’azione dell’industria, con particolare riferimento alla trasformazione dei mestieri attualmente in atto e alla creazione delle condizioni per favorire il ricambio generazionale.