Come anticipato, nella giornata di ieri Lanvin Group è sbarcato a Wall Street. La divisione moda della conglomerata cinese Fosun International, a cui fanno capo le maison Lanvin, Wolford, Sergio Rossi, Caruso e St. John, ha raccolto 150 milioni di dollari (140,7 milioni di euro) tramite quotazione pubblica, raggiungendo una valutazione pari a 1,31 miliardi.
Un risultato che supera quanto annunciato lo scorso ottobre, quando la società aveva ridimensionato il proprio valore azionario a un miliardo contro gli 1,25 precedentemente delineati, a fronte di un “contesto macroeconomico molto cambiato” e “in linea con “player comparabili del settore”.
Ma l’importo raccolto con l’Ipo, ricorda Reuters, è comunque di gran lunga inferiore ai 544 milioni di dollari che il gruppo aveva dichiarato a marzo di auspicare.
A suonare l’opening bell alle 9:30 erano presenti i dirigenti del conglomerato asiatico insieme ai team manageriali dei brand controllati e di Primavera Capital Acquisition Corporation (Pcac). La scalata verso l’Ipo di Lanvin Group, fino a un anno fa noto come Fosun Fashion Group, era infatti iniziato questa primavera tramite una spac, concordando una fusione con la società veicolo Pcac.
“Oggi è un giorno molto emozionante per noi – ha aperto così il presidente e CEO Joann Cheng il press briefing tenutosi ieri mattina a Wall Street dopo il debutto al Nyse -. L’Ipo non è mai stata l’obiettivo finale, ma un modo per continuare a esplorare le nostre potenzialità, migliorare le attività digitali e sviluppare nuovi prodotti”.
Con i proventi dell’operazione, infatti, il player del lusso prevede di continuare a investire nel suo attuale parterre di marchi, costruendo la sua rete di negozi al dettaglio e canali digitali ed espandendo la sua presenza in aree come Stati Uniti e Cina, ancora relativamente poco presidiate.
Ma l’orizzonte del gruppo è denso di nuove sfide. Le pressioni inflazionistiche e i rincari pesano anche sul, seppur resiliente, settore del lusso, dominato da colossi con cui non sarà semplice misurarsi. Per il 2022 i ricavi annuali di Lanvin Group dovrebbero raggiungere i 424 milioni di dollari, contro i miliardi generati dai giganti Lvmh e Kering.
“Le dinamiche competitive favoriscono i megabrand in un mercato del lusso di velocità e complessità in accelerazione”, aveva scritto Luca Solca, analista di Bernstein, in un’analisi condotta prima dell’Ipo, ricorda Business of Fashion. “Il Gruppo Lanvin possiede cinque marchi diversi eppure nessuno di loro si distingue in termini di vendite, consapevolezza del cliente o desiderabilità”.
Ma il numero uno del gruppo sembra fiducioso nella riuscita dell’operazione per una realtà che ha ancora in sé “enormi margini di crescita”, a fronte di un mercato del lusso che, sebbene messo alla prova da profonde criticità, si è dimostrato capace di non soccombere alla crisi pandemica e all’attuale scenario macroeonomico.