Il mercato è sempre più difficile e le aziende della moda europee lo sanno bene. I consumi sono fermi in Europa. Il dollaro, sceso ai minimi storici, penalizza export e margini nel mercato americano e in quelli agganciati al biglietto verde. Ma i francesi dicono che nei prossimi anni raddoppieranno i fatturati e guadagneranno di più. Delle due l'una: o saranno molto bravi o stanno eccedendo in ottimismo. Lo ha detto qualche giorno fa Robert Polet, amministratore delegato e presidente del gruppo Gucci, presentando il piano triennale della griffe.
«Raddoppieremo il fatturato del marchio Gucci nei prossimi sette anni e porteremo il margine lordo dal 68% di oggi al 70%». Ma non è il solo ad aver fatto stime così ambiziose. Anzi, in un certo senso non poteva proprio sottrarsi dal farle, dopo che il rivale di sempre del Gruppo Gucci, Bernard Arnault, a capo di Lvmh, aveva già annunciato che il suo gruppo puntava al raddoppio nei prossimi cinque anni.
Arnault punta sulla Cina, lo ha ribadito un paio di settimana fa da Hong Kong, e incomincia a parlare dell'India. Lo stesso ha fatto la scorsa settimana Polet nell'illustrare il piano triennale. Il raddoppio previsto per Gucci passerebbe in buona parte attraverso i mercati emergenti, prima di tutto la Cina e in un secondo momento l'India. Ma se è vero che la Cina è il mercato del futuro, è anche vero che nel frattempo ci vogliono molti investimenti e che i risultati si vedranno fra qualche a anno. Ma si parla poco dei consumi che hanno le ruote completamente a terra in Europa (che per Gucci rappresenta il 33% del giro d'affari) e della perdita dei margini sul mercato americano a causa del dollaro debole (per il marchio dalla doppia G rappresenta il 22%).
Estratto da Affari & Finanza del 20/12/04 a cura di Pambianconews