Il tema del ruolo delle donne nelle società della moda quotate in America non sembra essere una priorità. A dirlo è il Bloomberg Gender-Equality Index (Gei) per il 2019, l’indice stilato dall’azienda specializzata in dati e servizi finanziari, che nella versione di quest’anno ha più che raddoppiato il numero di società incluse. Scorrendo i nomi delle aziende selezionate per le loro best practice e la loro trasparenza sul tema (230 in tutto, provenienti da 10 settori diversi e basate in 36 Paesi), ne saltano all’occhio soltanto quattro legate al mondo fashion: Adidas, Gap, Kering e Lululemon.
Il Gei, come si legge sul sito ufficiale, è “l’unica fonte di dati di qualità e standardizzati sull’uguaglianza di genere negli ambienti di lavoro”; il suo scopo è quello di forzare le compagnie che hanno già dei progetti nel campo a misurare il loro impegno in tema di parità, sulla base di quattro parametri: statistiche; politiche e benefits riguardanti i dipendenti (per esempio, sul tema della fertilità, della cura della famiglia e del congedo parentale); offerta di prodotti attenti alle tematiche di genere; e supporto alla comunità.
Le aziende sono state chiamate a rispondere sui temi più disparati: ambiente di lavoro multiculturale, salari, procedure per molestie sessuali, pubblicità senza pregiudizi di genere sono solo alcuni degli argomenti trattati dal questionario.
La possibilità di inclusione nell’indice riguarda tutte le aziende con una capitalizzazione di almeno 1 miliardo di dollari e quotate anche su un listino americano. Questo, di fatto, potrebbe spiegare perché non c’è traccia della moda italiana nell’indice (mentre ci sono le italiane Terna, Mediobanca e Intesa Sanpaolo).
Attualmente, soltanto il 10% delle aziende che potrebbero partecipare all’indice, fa sapere Bloomberg, sceglie di condividere le proprie politiche e le abitudini in tema di gender equality.
Le 230 aziende sono state scelte per aver riportato punteggi più alti della media, conseguiti grazie a una maggiore quantità di notizie condivise sul tema e sulle loro best-practice.
Collettivamente, l’indice raccoglie aziende con una capitalizzazione da 9mila miliardi di dollari e 15 milioni di impiegati (7 dei quali donne) in tutto il mondo.
“Una migliore trasparenza riguardo le pratiche di inclusione sul posto di lavoro aiuta le aziende a dimostrare la propria responsabilità nei confronti di dipendenti, investitori e della comunità”, ha spiegato Peter T. Grauer, presidente di Bloomberg.