La corsa del lusso sui listini si ferma al confine cinese. Nella giornata di ieri, infatti, i titoli dei più noti player dell’alto di gamma hanno perso terreno in Borsa, penalizzati dalle prospettive di rallentamento del principale mercato asiatico. A Parigi, i titoli di Kering e Lvmh hanno perso, rispettivamente, 5,4 e 4,9 punti percentuali, mentre Hermès segnava un -3,1 per cento. Alla Borsa di Londra le azioni di Burberry hanno chiuso a -5,7 per cento. In Italia non è andata molto meglio, con Moncler giù del 5,6%, Cucinelli del 2,4%, Tod’s e Ferragamo dell’1,4 e 1,3 per cento.
Peraltro, ieri si è registrata l’accelerazione di una discesa iniziata nei primi giorni della settimana. E che fa i conti con le turbolenze registrate oltre Grande Muraglia, riflesse in diversi indicatori ufficiali cinesi (su fiducia e salute manifatturiera) diffusi il 30 settembre.
Gli analisti hanno confermato il loro ottimismo rispetto al consumo di beni di lusso in Cina (i driver di crescita identificati sono l’espansione della classe media, l’interesse dei Millennials cinesi per i brand internazionali e il potenziale ancora inespresso dell’e-commerce). Ma non ignorano la stretta finanziaria del governo cinese, la sua campagna per la riduzione dell’indebitamento e il clima di incertezza legato alla ‘guerra dei dazi’ con gli Stati Uniti.
Un’analisi di Mediobanca suggerisce come, a impattare ieri sulla performance della Borsa, possano essere state anche immagini, diffuse sui social media cinesi, di turisti di rientro dalla Golden Week Holiday con quantità di beni acquistati all’estero superiori alle loro indennità personali. “Questo – si legge nella nota dell’istituto di credito – può essere letto come un esame più attento, da parte del governo cinese, delle merci importate dall’estero dai cittadini cinesi per alimentare il mercato della rivendita, il cosiddetto Daigou”.
Tra le griffe più esposte agli acquisti dei cinesi (sia nel mercato domestico che in viaggio) Mediobanca evidenzia l’italiana Salvatore Ferragamo.