“Kering è un gruppo internazionale, attivo in più di 60 Paesi nel mondo, e la presenza di società in Lussemburgo è normale per un gruppo di tali dimensioni. Tali società, che sono poche ed esistono per ragioni storiche, svolgono attività perfettamente legittime e legali”. È questa la posizione ufficiale, condivisa con Pambianconews da Kering, rispetto alla notizia, diffusa dal quotidiano francese Le Monde, secondo cui il gruppo del lusso avrebbe utilizzato per anni filiali finanziarie in Lussemburgo per pagare “retribuzioni offshore” ad alcuni dei suoi dirigenti.
Le Monde è una delle testate che hanno condotto l’inchiesta OpenLux. Quest’ultima ha passato al setaccio il regime fiscale del Granducato. Le Monde sostiene che Kering abbia stabilito un “sistema di compensi offshore” per “versare decine di milioni di euro di stipendi ai suoi dirigenti, attraverso l’intermediazione di una società lussemburghese chiamata Castera”.
Castera avrebbe “pagato 78 milioni di euro di stipendi a questi misteriosi beneficiari, nel 2018”, versando “meno dell’1% di contributi (…) contro il 10% almeno se fossero stati pagati dalla Francia”.
Secondo quanto si legge sul giornale d’Oltralpe, Kering avrebbe precisato “che né il CEO, François-Henri Pinault, né il suo braccio destro, Jean-François Palus, sono interessati” dalla misura.