Ha le idee chiare, anche se per lui è pur sempre una prima volta. Jiwenbo, il primo stilista cinese invitato dalla Camera della Moda Italiana e inserito nel calendario ufficiale, anche grazie al recente accordo siglato con la China Fashion Association, ha sfilato ieri, chiudendo il secondo giorno di Milano Fashion Week. Quest’uomo minuto e composto, che con i suoi capelli neri corvino dimostra molti meno anni rispetto ai quasi sessanta che dichiara, è arrivato dalla provincia di Shandong con alcuni obiettivi: ‘Avere uno scambio culturale con gli altri”, ha raccontato alla stampa alla vigilia della sfilata, e, perché no, ”avviare delle collaborazioni con stilisti italiani”.
Lo ha detto chiaro e tondo: “Voglio aprire al mercato occidentale”. Attualmente Jiwenbo, che è anche direttore della China Fashion Designers Association e del Fashion Art Committee, gestisce una azienda che impiega circa mille operai e distribuisce le sue collezioni tra Cina, Hong Kong e Taiwan attraverso cento boutique e più di mille rivenditori, perché ”il mercato è florido e la popolazione è più ricca di un tempo – spiega il designer – Si tratta soprattutto di business men, divi del cinema o giovani che seguono le tendenze internazionali”. Intanto lo stilista ha presentato le sue linee minimali e semplici che richiamano quelle degli abiti tradizionali cinesi, dove ”il superfluo non esiste, ma c’è tutto il necessario” all’insegna del motto ‘She’ ‘De’, che in italiano suonerebbero come ‘togliere il superfluo ed essere disposti a perdere qualcosa prima, per vincere dopo’. Jiwenbo non ha fatto assaggiare solo i suoi abiti, ma anche le specialità del suo Paese, offrendo alla stampa, al termine della sfilata a palazzo Serbelloni, una cena (con cucina anche italiana) accompagnata da vini cinesi.