Il cambio al vertice di Inditex con il previsto addio di ieri di Pablo Isla, deputy chairman e CEO uscente, non ha galvanizzato gli investitori: al contrario, il titolo del colosso galiziano ha chiuso in Borsa con un ribasso del 5 per cento.
Era una rivoluzione familiare annunciata quella del gruppo di fast fashion, che dopo 17 anni sotto la guida di Isla torna nelle mani della dinastia fondatrice: a partire da oggi, 1° aprile, sarà Marta Ortega, figlia del multimiliardario Amancio Ortega, a presiedere il gruppo.
In seguito al passaggio di testimone l’azienda è scesa ancora una volta sotto i venti euro per azione, probabilmente risentendo anche dell’impatto sul mercato dei deludenti risultati trimestrali di H&M.
Nella giornata di ieri Inditex ha perso inoltre anche il suo primato all’interno dell’Ibex35, l’indice della Borsa di Madrid che comprende i 35 titoli a maggiore capitalizzazione, scalzata da Iberdrola, diventata prima grande azienda del ranking.
La società elettrica è riuscita a chiudere la giornata dell’uscita di Isla con un valore di mercato pari a oltre 63 miliardi di euro, contro i più di 61 miliardi della casa madre di Zara.
Il 2021 si era però chiuso con utili da record per il gruppo, raddoppiati a 3,2 miliardi di euro con un fatturato a +36% sul 2020 e appena sotto i livelli pre-pandemici. Ma l’ombra di Omicron non aveva risparmiato neanche il quarto trimestre di Inditex, che aveva comunque deluso le aspettative degli analisti.
L’avvio del 2022 sembrava partito con il piede giusto, in crescita del 33% e del 21% rispettivamente sul 2020 e sul pre-Covid nelle sei settimane da febbraio alla metà di marzo, ma le sfide incombono all’orizzonte per il gigante della moda low cost.
Tra la guerra in Ucraina, che ha portato alla chiusura delle sue 500 insegne sul mercato russo, la pressione inflazionistica e il nuovo management al timone, il 2022 è per Inditex una partita ancora aperta.