Dopo la voragine del 2020, quando la moda donna ha perso quasi 20 punti percentuali in termini di turnover a causa del contraccolpo dell’export (-15%) , il 2021 si è aperto con un sostanziale recupero delle posizioni rispetto al periodo Covid. Una ripresa importante che arriva soprattutto dalle esportazioni e dalla forte domanda di made in Italy da parte di alcuni mercati di riferimento, in particolare Francia, Svizzera, Germania e Cina, ma che, per il momento, a livello generale, resta ancora inferiore ai livelli pre-pandemia.
Secondo le analisi condotte dal Centro Studi di Confindustria Moda per Smi-Sistema moda Italia, nel primo semestre dell’anno l’export è aumentato del 27,6% con uno sprint messo a segno da aprile a giugno (+72,1%). Le vendite estere di womenswear ammontano, pertanto, a 4,3 miliardi circa nel primo semestre del 2021. Facendo il confronto con i dati pre-pandemici, il gap è ancora evidente, seppur gran parte dello scarto sia stato assorbito. Da gennaio a giugno 2019, l’export complessivo di moda donna aveva superato i 4,4 miliardi di euro. Il gap, quindi, è di 107 milioni di euro (ovvero del -2,4%), il che significa che nel primo semestre di quest’anno sono stati, quindi, riconquistati oltre 900 milioni del miliardo e più perso da gennaio a giugno 2020.
L’analisi dell’andamento dei mercati di riferimento offre spunti interessanti. Secondo il Centro Studi di Confindustria Moda, le esportazioni di moda donna verso i primi quattro sbocchi, ovvero Francia, Svizzera, Germania e Cina hanno superato i livelli del primo semestre 2019. In particolare, la Svizzera presenta l’aumento più consistente in termini assoluti, superando di 93,4 milioni l’export del primo semestre di due anni fa (+23,8%), seguita dalla Cina (87,8 milioni in più, ovvero +41,1%) e dalla Francia (61,9 milioni in più, cioè +12,5%). Altri sei mercati (Stati Uniti, Hong Kong, Spagna, Russia e Giappone, oltre al Regno Unito) si mantengono su posizioni inferiori rispetto al 2019. Nel complesso, sia la Ue sia l’extra-Ue, presentano un ritorno alla crescita registrando rispettivamente una variazione del +25% e del + 29,8% da gennaio a giugno 2021.
La domanda di prodotti donna made in Italy ha registrato performance positive sul 2020 in tutti i segmenti merceologici: la confezione cresce del 22,9%, la maglieria esterna del 38,1%, la camiceria del 16,9%, mentre l’abbigliamento in pelle del 31,7 per cento. Anche in questo caso, però, il recupero sul 2019 è a macchia di leopardo: torna ai livelli pre-pandemia la maglieria donna, mentre restano in territorio negativo rispetto al 2019 la camiceria, la confezione e l’abbigliamento in pelle.