I multipli di una società quotata sono quegli indicatori che rapportano la quotazione ai risultati dei brand, e offrono uno spaccato della valorizzazione di aziende e settori. Occorre, però, prenderli con le molle.
I listini come vedono i titoli del lusso? Come li differenziano tra loro? Per avere un’idea della stima, o delle aspettative, che il mercato nutre nei confronti di un’azienda, una buona bussola sono i multipli di Borsa. Tra questi, uno dei più immediati è il rapporto prezzo-utili riferito alle azioni delle aziende quotate. Sebbene, in diversi casi, il valore non rappresenti una verità scientifica per via delle variabili che lo compongono, le quali possono assumere proporzioni che portano a risultati ingannevoli, l’analisi dell’indicatore si traduce in messaggi interessanti. Secondo uno studio svolto da Pambianco sui multipli delle aziende quotate sulle principali Borse mondiali (calcolati da Yahoo Finance il giorno 13 settembre), il lusso, come prevedibile, dispone dei quozienti più alti, i quali eccedono, nella maggior parte dei casi, il valore considerato di equilibrio (circa 15). I vertici della classifica, però, non sono solo appannaggio delle maison più esclusive, bensì fanno spazio anche ai cosidetti ‘casi eccezionali’. Corre anche lo sportswear, mentre i grandi gruppi mostrano performance più nella media.
CORRONO LUSSO E SPORTSWEAR
Il lusso, dunque, si ritrova a dominare i vertici della classifica. Partendo dal campione europeo, Hermès, per esempio, è forte di un multiplo pari a 46,82. Nel primo semestre del 2018, il fatturato della maison francese ha raggiunto i 2,8 miliardi di euro (+5% a cambi correnti), mentre l’utile netto è aumentato del 17% a 708 milioni di euro. Performance che, a detta del CEO Axel Dumas, è stata “eccezionale”. La semestrale sostiene anche le performance borsistiche di Brunello Cucinelli che, con un risultato nei sei mesi di 269,5 milioni di euro di fatturato (+9%) e 23,8 milioni di utile netto normalizzato (+19,7%), vanta un quoziente di 39,91. Tra gli italiani, anche Moncler gode di una ‘buona reputazione’ sui listini, registrando un multiplo di 35,62, grazie anche a un semestre sopra le stime che ha visto ricavi in crescita del 21% a 493,5 milioni e segno positivo anche per gli utili, saliti a 61,6 milioni (+47 per cento). Intorno a questi valori, si aggirano Salvatore Ferragamo (35,56), Burberry (30,53), appena più sotto Tod’s (27,67) e Luxottica (26,43). Oltreoceano, Ralph Lauren sale addirittura a 51,94, dopo aver chiuso l’anno fiscale al 31 marzo tornando all’utile per 163 milioni di dollari, contro il rosso di 99 milioni dello scorso anno, cui si aggiungono i 109 milioni di dollari di utili netti (+83%) nel primo trimestre. Tiffany più vicino alla media (34,93), mentre, in Asia, Prada ottiene 41,34. Multipli altissimi per lo sportswear, complice un momento di aspettative particolarmente favorevoli a breve termine: il giorno del rilevamento (13 settembre), per esempio, Nike, che nel 2018 è stato finora il titolo con la miglior performance a Wall Street, aveva registrato un nuovo record sul listino, arrivando a un multiplo di 71,34. Ma anche Lululemon ha un multiplo stellare di 59,85, forte di un secondo trimestre in accelerazione. Corre anche Puma, con un moltiplicatore di 39,85, lasciandosi nettamente alle spalle la cugina Adidas, il cui multiplo è 30,18.
I CASI ‘ECCEZIONALI’
La vetta delle classifiche, però, è influenzata dai brand i cui quozienti sono distorti da risultati anomali in termini di denominatore (utili in calo). Per esempio, Ovs ha un multiplo triplo rispetto a quello di Brunello Cucinelli, nonostante nel 2018 il titolo della società sia precipitato sotto il livello di 4,1 euro della quotazione del 2015, dopo una serie di notizie negative legate alle operazioni in Svizzera, che hanno pesato sui conti. Segue, sempre nel campione europeo, Geox, con un multiplo di 66,67. Anche qui, nel semestre, il brand ha infatti assistito a un calo del risultato netto, passato da 8,4 milioni nel 2017 a 1,5 milioni nel 2018. Caso ancora più anomalo quello del brand di orologi Movado, quotato al Nasdaq, che batte ogni record di iper-valutazione, con un multiplo a tre cifre di 1.673,08. Il marchio, nell’ultimo trimestre, ha totalizzato un utile netto di 9,1 milioni di dollari. Ma anche Guess si distingue, con un multiplo di 1.116,5, causato da un utile operativo semestrale di 7 milioni di dollari.
PAGANO LE HOLDING. ANCHE DEL FAST FASHION
Sono penalizzati i risultati dei gruppi che agiscono da holding, per i quali la Borsa calcola sempre uno sconto: Pvh ha un moltiplicatore di 15,77, Kering di 16,95, Aeffe di 18,26. Tra questi, il migliore è Lvmh con 24,36. Anche i grandi rappresentanti del fast fashion navigano nella forchetta più bassa della classifica. H&M, dopo i continui cali dell’ultimo anno, ha un multiplo di 14,68. Se la cava meglio Inditex che mantiene un multiplo di 24,41, nonostante un’analisi di Morgan Stanley, a fine agosto, abbia tagliato il target price causando al titolo la flessione peggiore degli ultimi sei mesi (-6%) alla Borsa di Madrid.
di Sabrina Nunziata