Scolli a cuore, veli in pizzo, linee scivolate. Gli abiti da sposa stanno per tornare protagonisti a Milano grazie alla nuova edizione di Sì Sposaitalia Collezioni. Dall’1 al 4 Aprile la manifestazione B2b accoglierà 170 brand tra i padiglioni di FieraMilanoCity. Si tratta della seconda edizione in presenza dopo lo stop imposto dalla pandemia. Il Covid-19 ha impattato fortemente sul giro d’affari del settore wedding in Italia che nel 2019, secondo Assoeventi Confindustria, ammontava a 33 miliardi di euro, l’anno successivo si è registrato un calo del 90 per cento. Nel 2020 il virus ha indotto molte persone a rinviare o rinunciare alle nozze. I matrimoni celebrati in Italia sono stati 96.841, il 47,4% in meno rispetto al 2019. In calo soprattutto le nozze con rito religioso (-67,9%) e i primi matrimoni (-52,3%). Per i primi nove mesi del 2021 i dati provvisori indicano, rispetto allo stesso periodo del 2020, un raddoppio dei matrimoni ma la ripresa non è sufficiente a recuperare per il momento quanto perso nell’anno precedente.
“Il 2020 è stato un anno drammatico ma c’è stato un rimbalzo significativo a partire dall’estate 2021. I matrimoni rimandati hanno iniziato ad essere recuperati, nulla è perduto ma solo posticipato”, spiega a Pambianconews Elena Jemmallo, exhibition manager di Sì Sposaitalia Collezioni. “Lo scorso anno siamo stati la prima fiera a ripartire in presenza dopo l’annullamento dell’edizione 2020. Ho subito notato una svolta, a partire dal sentiment tra gli espositori e spero si respiri ottimismo nei prossimi giorni”.
Il 50% dei marchi presenti proviene dall’estero, in primis Spagna e altri paesi europei. Prima della pandemia erano presenti anche player extra-Ue specializzati in abiti da sposa e sposo, accessori e tutta la “prima fila del matrimonio”: parenti di maggior rilievo, testimoni, damigelle.
“Sì Sposaitalia Collezioni ospita sia i grandi gruppi del mercato che i produttori italiani baluardi del know how sartoriale, non mancano presenze internazionali e designer emergenti. Il nostro parterre è eterogeneo per tipologia di azienda, provenienza e fascia prezzo”, dichiara Jemmallo. Il segmento wedding non contempla l’acquisto via e-commerce, esploso nei mesi di lockdown: “In Italia non esiste acquistare l’abito da sposa online. Non si tratta solo del vestito in sé ma dell’emozione di sceglierlo in atelier, l’acquisto è una vera e propria experience. I social network possono essere complementari, oggi è imprescindibili per il brand avere una visibilità di questo tipo, le ragazze scorrono le immagini su Instagram e Pinterest, si informano sui social ma comprano in negozio”, chiarisce la manager. Parallelamente alla fiera anche la piattaforma digitale #iamsposaitalia rimane attiva a supporto dell’edizione fisica, permettendo a espositori e buyer da tutto il mondo di entrare in contatto durante la manifestazione. Solitamente una quota pari al 30% dell’afflusso deriva da oltre confine, pre-Covid anche da Paesi Arabi e Stati Uniti, ora è tutto più eurocentrico.
Non è facile risalire ai dati di vendita dei soli abiti da sposa perché non esiste un codice Ateco specifico (classificazione delle attività economiche, ndr), in Italia il prezzo medio è compreso tra i due e tremila euro per la sposa, circa la metà per lo sposo. In fiera verranno presentati i modelli che arriveranno nelle boutique a fine estate: “Nel 2019, dopo i matrimoni di Chiara Ferragni e dell’influencer Paola Turani, aveva preso piede la tendenza di indossare più di un abito durante il giorno del matrimonio. Uno dei mood più in voga adesso è invece l’abito trasformista. Lo stilista propone un vestito che si trasforma, ad esempio la gonna si sgancia oppure il coprispalle scompare”, conclude Jemmallo.
Tra i marchi presenti ci sarà il made in Sicily di Claudio Mari e la linea Bianca di Avaro Figlio. Attesi anche Luisa Sposa, Maria Pia, le calzature Danira, il menswear di Versali, la griffe israeliana Gali Karten e le proposte della collezione Enchanten Garden di Enzo Miccio.