Le vendite dei gioielli italiani rallentano all'estero, ma continuano a piacere agli Stati Uniti che rimane il primo Paese importatore. È questo il quadro che emerge dai dati dell'Istat elaborati da Asi (Analisi e studi industriali), e Fiera di Vicenza. A pochi giorni dall'apertura di Orogemma la mostra internazionale di oreficeria, gioielleria, argenteria, orologeria e gemmologia (dal 9 al 13 settembre) alla Fiera di Vicenza, il mercato dei preziosi evidenzia, dalla primavera in poi, una perdita di slancio, dopo la vivacità del primo trimestre.
Nei primi cinque mesi del 2006, infatti, i gioielli made in Italy hanno messo a segno una crescita del 14,1% (più 25,8% nel primo trimestre). Gli Stati Uniti restano il principale Paese importatore di oreficeria italiana, con un valore che rappresenta un quinto delle esportazioni totali (19,7%). “Le evidenti difficoltà dell'export, spiega Corrado Facco, segretario generale della Fiera di Vicenza, sono da addebitare alla concorrenza dei produttori di Paesi cheap labour, ossia con un prezzo della manodopera più bassa, (India, Cina, Turchia, Vietnam e Thailandia). Si tratta, dunque, di una concorrenza sui prezzi”. Ma se il momento è nel suo complesso difficile, va detto che l'offerta di oreficeria italiana non ne risente allo stesso modo.
Secondo una recente stima dello studio Pambianco che ha effettuato un'analisi sul settore, nel 2005 una trentina tra le maggiori aziende del settore ha realizzato nella media incrementi del fatturato e dei profitti nell'ordine del 3-5%. I gioielli italiani, secondo l'indagine Istat, infine, piacciono sempre più ai Paesi emergenti quali Polonia, Filippine e India dove nei primi cinque mesi del 2006 le esportazioni sono quasi raddoppiate.
Estratto da Finanza&Mercati del 5/09/06 a cura di Pambianconews