Le collezioni presentate durante la recente edizione di Milano Moda Donna hanno visto un ritorno al rispetto per l’heritage e la conferma della tendenza quiet luxury già trasversale nelle proposte maschili autunno/inverno 2024. A decretarlo a gran voce sono i buyer italiani, come dimostrano i pareri che Pambianconews ha racconto a pochi giorni dal termine delle passerelle all’ombra della Madonnina. Grande entusiasmo per l’esordio di Adrian Appiolaza al timone creativo di Moschino e per la prima collezione di Tod’s firmata da Matteo Tamburini. A differenza dei giudizi espressi da alcune testate internazionali, i buyer promuovono a pieni voti lo stile di Gucci by Sabato De Sarno. Tra le testimonianze sono ricorrenti i riferimenti alle sperimentazioni di Prada, agli accessori di Fendi, all’apporto tecnologico di Diesel e all’eleganza senza tempo di Giorgio Armani e Max Mara.
“La sfilata di Moschino è stata molto interessante, rispettosa del proprio dna e fresca – ha dichiarato Carla Cereda Biffi delle boutique milanesi Biffi e Banner -. Ho apprezzato, così come per altre collezioni, la coerenza con i tratti distintivi della maison. Max Mara raffinatissima, Fendi molto precisa, elegante così come Prada. Mi ha colpito il lusso discreto di Bottega Veneta declinato in chiave daily e con un guizzo di fantasia. Splendidi i capispalla di Gucci e una menzione speciale per il marchio emergente Durazzi che ha unito arte e moda. Matteo Tamburini da Tod’s è riuscito a reinterpretare in maniera personale i codici del brand in continuità con il discorso precedente. Ho notato il ritorno della camicia azzurra, preferita anche a quella bianca, abbinata a camel coat e tanti stivali, scarpe basse e ballerine, all’insegna della comodità”.
“A Milano ho respirato aria di raffinatezza, di gran buon gusto – ha raccontato a Pambianconews Daniela Kraler delle boutique sudtirolesi Franz Kraler. – Ho visto un ritorno al sartoriale ma con un assetto più colorato. Ho ammirato i nuovi direttori creativi emergenti: Maximilian Davis da Ferragamo, Adrian Appiolaza da Moschino e Matteo Tamburini da Tod’s. Ho visto indumenti veramente belli: la pelle che adoro, con linee poetiche come seta. Borse finalmente grandi, spaziose, capienti, non solo piccole. Gli stivali sono spettacolari, ricami meravigliosi, una ricchezza sofisticata. Tra i miei ordini non mancherà la maglieria piena di cristalli e ricami. Presto molta attenzione ai colori, mi è rimasto impresso il bordaux spazzolato di alcuni stivali. Meravigliose le nuove ‘Peekaboo’ Fendi e gli accessori per accessori di Prada. Ho apprezzato Sabato De Sarno e le sue dichiarazioni, sono rimasta incantata dallo show, non è facile sostituire in così poco tempo un direttore creativo così caratterizzante come Michele. Intriganti i tuxedo di Dolce & Gabbana; ho rivisto anche molte pellicce”.
“Milano si è dimostrata ancora una volta la città del prêt-à-porter per eccellenza – ha asserito Claudio Betti delle boutique liguri Spinnaker -, ci sono state sfilate che hanno avuto molti elementi di novità, ad esempio quella di Diesel con i maxi screen e le persone che potevano vedere in diretta la passerella. La capacità di fare interagire migliaia di persone non presenti fisicamente allo show ma di farne comunque parte. Un modo per includere non solo gli addetti al settore, usando lo show come mezzo di promozione non solo per stampa e influencer. Molto interessante anche Gucci, fedele alla nuova impostazione data da Sabato De Sarno perfetta per la vendita, pensata per un cliente che vuole esclusività, concetto espresso perfettamente da stivali e borse. Bellissima la location di Tod’s, Moschino mi è piaciuto molto, una collezione pensata per la vendita, lontana dalle stravaganze più marcate di Jeremy Scott. Tutte le collezioni sono state in linea con il loro dna, come Ermanno Scervino e Del Core. Sicuramente Prada è un cavallo di battaglia importante per le sfilate e dal punto di vista delle vendite è uno dei marchi che dà più soddisfazione”.
Beppe Angiolini dello store aretino Sugar ha parlato di “collezioni molto commerciali, ognuno con il proprio dna, in grado di dimostrare quello per cui il brand è noto. Moschino molto interessante grazie al revival dell’archivio reinterpretato. Milano ha fatto un buon lavoro, senza eccessi, senza esagerazioni, senza meravigliare molto ma presentando comunque collezioni valide. Marni davvero creativa, si evince un grande lavoro sul nuovo corso di Gucci, Prada ha dedicato la collezione alla bellezza e all’amore”.
“Mi ha colpito molto Dolce & Gabbana perché ha proposto una femminilità che negli ultimi anni mancava tra le proposte donna. La donna deve essere femminile, né androgina né mascolina, e vuole mettere in risalto le sue forme ma con raffinatezza”, ha esordito Michele Franzese dell’omonimo negozio nel cuore di Napoli. “Da parte di noi buyer c’è la volontà di resistere in questo momento drammatico della moda perché talvolta si è persa la verità, il filo conduttore, come ha detto Giorgio Armani che è stanco di vedere donne in mutande in via Montenapoleone. Io faccio acquisti importanti legati a prodotti veritieri, fatti per gente che vuole vivere, che emoziona e a prezzi giusti. Anche nel lusso un capo in cashmere deve essere venduto come tale e non per vigogna. Inoltre basta con tanti loghi e scritte, per questo ho apprezzato sia Tom Ford che Gucci. Dopo il grande successo riscosso da Alessandro Michele non sarà facile per il nuovo designer ma è già sulla strada giusta. Perché Loro Piana riscuote tanto successo? Perché nonostante il costo trasmette la verità quotidiana sia in termini stilistici che qualitativi. Ultimamente la moda non è sempre verità, sia in termini di prezzo (vedi sconti assurdi) o indumenti in lycra pagati come fossero di seta. Oggi la gente è molto più oculata”.
“Mi è piaciuto molto Gucci, mi ha colpito l’evoluzione di Moschino perché penso sia un brand di difficile interpretazione, soprattutto in un momento in cui si parla di quiet luxury – ha dichiarato Beppe Nugnes, fondatore dello store Nugnes di Trani -. Ritengo che il quiet luxury dovrebbe sempre essere sinonimo di lusso perché i capi più lussuosi gridano meno e Appiolaza ha fatto un bel lavoro. Ho apprezzato la semplicità di Max Mara, da buyer è vendibile, appetibile, trasversale per tante donne, le aziende dovrebbero prendere ispirazione da questo modo di fare la moda. Mi è piaciuta Tod’s, mi ha intrigato Diesel. In generale io ho iniziato a percepire da parte delle aziende la volontà di costruire una moda che abbia più spessore e meno evanescenza, non è un percorso breve né facile, anzi abbastanza impegnativo, spinto anche da un momento di crisi generale come percepito. In questo momento sembra che la moda non sia di moda e invece io penso sia il laboratorio da dove partono le maggiori innovazioni. Forse per troppo tempo ci eravamo appiattiti su collezioni con poco senso, la moda in generale si stava disinteressando del mondo. Finalmente mi sembra stiamo di nuovo ragionando, ritrovando la vicinanza con i consumatori. La critica la farei sui prezzi, a volte non giustificati. I contenuti sono sempre sia stilistici che qualitativi e concorrono a formulare il presso. Proprio perché in questo momento ‘la strada’ ci guarda con più distacco il prezzo deve tornare ad essere adeguato”.
Federico Giglio, a capo delle boutique palermitane Giglio, conferma la presenza del quiet luxury: “C’è stata attenzione ai dettagli e alla qualità del prodotto, improntati a un lusso meno urlato. Comprerò tanto di quello che ho visto, essendo tutto molto portabile. Ho assistito a sfilate con i piedi per terra, con proposte effettivamente pensate per le clienti, non per lo show. Amo il nuovo percorso di Gucci, De Sarno è molto convincente sia per il ready to wear che per accessori e calzature. La collezione Giorgio Armani è senza tempo, elegante per qualsiasi donna, incredibilmente chic, colori e tessuti da sogno. Fendi esprime il vero lusso understatement. Bellissima la sfilata e la location di Tod’s, da un brand focalizzato sugli accessori quasi non ti aspetti una collezione così interessante. Faccio un applauso al nuovo stilista di Moschino che, pur avendo avuto pochissimo tempo, è riuscito a proporre una collezione in linea con il dna dell’azienda, qualcosa di più concreto ma senza tradire l’heritage della maison. Max Mara molto Max Mara, è un brand che è sempre stato nel mood attuale. E anche Versace molto Versace, forte, d’immagine ma senza eccessi”.