Hugo Boss rivede i costi e la politica di espansione dei suoi negozi, oltre a tagliare gli investimenti nel 2016 per scendere sotto i 200 milioni di euro dai 220 dell’anno scorso. La maison di moda tedesca ha infatti annunciato che chiuderà circa 20 negozi in Cina e rinnoverà gli altri nel Paese. A fine febbraio, l’amministratore delegato Claus-Dietrich Lahrs ha rassegnato le dimissioni dopo otto anni alla guida della griffe tedesca. L’addio è arrivato due giorni dopo il profit warning sul 2016 che ha causato un crollo verticale del titolo alla Borsa di Francoforte. Le stime ridotte sul 2016 sono state causate dalla debole performance di vendita in Cina e negli Stati Uniti nei primi mesi del 2016. Il gruppo ha inoltre in programma di espandere le attività digitali e di portare la gestione del business online europeo in-house nel secondo trimestre al fine di coordinarlo con i negozi.
Il gruppo, oggi, ha anche diramato i dati relativi all’andamento del 2015: le vendite sono aumentate del 9% passando dai 2,5 miliardi di euro del 2014 ai 2,8 miliardi del 2015. Rispetto al 2014, Hugo Boss ha messo a segno una performance positiva in tutte le aree geografiche in cui è presente: Europa (+7%), Americhe (+14%) e Asia Pacifico (+9%). Il retail è aumentato del 15% passando da 1,4 miliardi di euro a 1,6 miliardi, mentre il wholesale si è mantenuto sostanzialmente stabile con una crescita pari all’1% attestandosi a poco più di un miliardo di euro.
L’utile è invece calato del 5% passando dai 334,5 milioni del 2014 ai 319,4 milioni del 2015. L’ebitda, sostanzialmente stabile rispetto al 2014 a 594,1 milioni (nel 2014 era pari a 590,8 milioni).