Huawei continua a raccogliere vittore legali sull’utilizzo del proprio logo in determinati prodotti. Nel 2017 il brand aveva richiesto in patria la registrazione del marchio, e del relativo logo, per una serie di categorie merceologiche, ma la China National Intellectual Property Administration (Cnipa) aveva dato solo un’approvazione parziale, in relazione cioè a smartphone e attrezzature specifiche. Altri prodotti, tra cui gli smart watch, avrebbero dovuto fare a meno del logo perché troppo simile a quello di Under Armour, brand americano produttore di dispositivi della stessa categoria. La decisione era stata presa per evitare di confondere il cliente finale.
Deluso dal responso, Huawei si è quindi rivolto alla Beijing Intellectual Property Court per impugnare la decisione della Cnipa. Il tribunale ha però confermato le similitudini visive e stilistiche dei due loghi rifiutando il ricorso. Huawei non si è comunque dato per vinto facendo appello alla Beijing Higher People’s Court che ha preso le sue parti stabilendo, lo scorso 17 giugno, che le due aziende sono ampiamente riconosciute per la produzione di beni diversi. Huawei è attiva nel settore della comunicazione mentre l’azienda statunitense è riconosciuta principalmente come player del segmento sportswear. Non solo i core business differiscono ma, secondo la Beijing Higher People’s Court, anche i loghi non sono identici, ma differiscono sia per concept sia per stile. La decisione della Cnipa, secondo la corte, è quindi inappropriata, la questione sarà quindi nuovamente valutata.
Huawei ha ancora una volta la meglio in sede legale. Solo pochi mesi fa, infatti, il Tribunale dell’Unione Europea si è espresso in suo favore nella causa intentata da Chanel nel 2017 contro il colosso tecnologico. La maison francese aveva ritenuto un logo formato da due ‘H’ incrociate troppo simile al suo, formato dalle famose ‘C’ incrociate. Il logo del marchio cinese, a detta del Tribunale, non può però essere ricondotto alla griffe.