«Due mesi fa ho visitato il circuito di Shangai. Mi ha fatto un'impressione enorme, perché è un impianto proiettato nel futuro, che ha già metabolizzato le esigenze del Paese nel 2010, quando sulle strade cinesi correranno 80-90 milioni di veicoli. Al confronto Imola, Montecarlo o Spa fanno l'effetto di vecchie piste per automobiline». E su quella pista (vedere l'articolo a lato), davanti al Nuovo Mondo che cresce sulle sponde del Pacifico, Luigi Macaluso, torinese, 55 anni, presidente di Girard-Perregaux, si è scoperto un po' cinese. «Lo scorso anno – spiega – abbiamo svolto un lavoro in profondità. Ho ridisegnato l'azienda con un orizzonte a lungo termine: il 2015».
Ma perché questa scelta? Non certo per motivi di bilancio. Quella di Macaluso, sbarcato a la Chaux de Fond a fine '92, è davvero una lunga marcia: dai 17 milioni di franchi di fatturato di allora si è arrivati a quota 180 milioni. E quest'anno, nel primo trimestre, i numeri parlano di una crescita attorno al 10% che potrebbe raddoppiare entro la fine dell'anno. Girard-Perregaux è una boutique di lusso che non ha difficoltà a piazzare i suoi 20 mila «pezzi» tra gli affezionati. Anche a Shangai hanno fatto la fila, a marzo, per ammirare «Enzo» (dedicato a Enzo Ferrari, naturalmente) l'ultimo nato dei «Tourbillons» che combinano un movimento cronografo ed un calendario perpetuo; stessa sorte per il marchio JeanRichard («La mia Maserati – scherza – mentre Girard-Perregaux è la Ferrari), una griffe che, in Asia e negli Usa, vale 35 mila pezzi firmati.
Ma il segreto di una boutique del lusso, sostiene lui, è quello di avere una visione di lungo termine. «Per due motivi – dice – Il primo è legato al nostro mestiere. La mia è una delle tre aziende del settore che dispone dell'intero ciclo produttivo. Ma per impostare un nuovo movimento ci vogliono 5-6 anni. C'è però una seconda generazione più generale. Per capire l'evoluzione dei mercati occorre gettare un ponte tra le generazioni». Occorre, insomma, crearsi un vivaio in casa per avere i manager giusti per età e per esperienza, dalla direzione commerciale ai creativi, nel 2015, momento di passaggio tra le generazioni. «È con questo spirito – precisa Macaluso – che abbiamo ripensato il prodotto». Ma come si fa a ripensare un orologio? «Sì, anche dal punto di vista concettuale. Sembra strano, ma presto vedrete i risultati».
Estratto da Finanza&Mercati del 3/06/04 a cura di Pambianconews