Le imprese italiane cercano alleanze in Germania e si interrogano preoccupate sulla pressoché generalizzata perdita di quote sul mercato tedesco. L'analisi delle importazioni tedesche dall'Italia rispetto al totale, suddivisa per alcuni dei principali settori del made in Italy, evidenzia infatti tra il 1993 e il 2001 (ultimo dato disponibile per l'intero anno) una secca diminuzione per il tessile, l'abbigliamento, le calzature e i mobili.
A erodere quote di mercato all'Italia non sono tanto (o soltanto) i concorrenti classici ma, soprattutto, i Paesi dell'Est europeo candidati all'adesione all'Ue. Oltre alla #solita' Cina. I dati, elaborati dall'Associazione Altagamma, mettono dunque in luce una situazione competitiva critica, sulla quale incide, però, quello che viene definito l'effetto-sostituzione: si tratta, cioè, «dei flussi di merce esportati in Germania indirettamente dalle imprese che hanno delocalizzato le produzioni nell'Est europeo e in Cina, aree a minor costo del lavoro. Non solo: è anche aumentata la produzione in Germania da parte di imprese italiane che, così, soddisfano parzialmente la domanda locale».
. «La Germania, ha detto Leonardo Ferragamo, presidente di Altagamma, rappresenta da sempre il principale cliente per moda, design, alimentare e gioielleria ma, purtroppo, i dati dell'export nei primi nove mesi del 2002 mostrano un rallentamento rispetto al 2001: piuttosto forte nel cuoio e calzature, nel tessile, nei mobili, e medio nell'abbigliamento, mentre l'alimentare continua a essere in controtendenza».
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 30/01/03 a cura di Pambianconews