Facebook vuole bandire i falsi dalle sue piattaforme grazie a investimenti massicci in tecnologia e risorse umane. A spiegarlo in esclusiva a Pambianconews è Mark Fiore, responsabile globale della Intellectual Property del colosso statunitense, in questi giorni in visita nella sede milanese. “La lotta alla contraffazione e la difesa della proprietà intellettuale sono temi di fondamentale importanza; dal mio arrivo in azienda, cinque anni fa, abbiamo dato priorità assoluta alla difesa del copyright su Facebook e Instagram, sia in termini di persone dedicate, sia di reattività e di strumenti messi a disposizione delle aziende, molto spesso attive nel campo della moda e del lusso, per monitorare eventuali prodotti contraffatti”. A oggi, la difesa del diritto d’autore e la promozione di una comunità sicura coinvolgono 250 persone in azienda, impegnate 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, in più lingue.
Per aiutare i detentori di diritti d’autore a proteggere la loro proprietà intellettuale, Facebook ha sviluppato numerose funzionalità e strumenti, dimostrando di voler andare oltre gli standard della comunità e i termini di servizio, elementi normativi ‘base’ che proibiscono di condividere materiale che infrange diritti di proprietà intellettuale. E di voler superare anche il programma globale di ‘notice-and-takedown’ (‘avviso e rimozione’), che tramite form dedicati permette di inviare segnalazioni circa le violazioni del diritto d’autore in post, video, pubblicità o per interi profili o pagine.
Infatti, due anni fa, a questo tipo di segnalazioni è stato affiancato un nuovo strumento per la lotta alla vendita non autorizzata, il ‘Commerce & Ads IP Tool‘, una piattaforma a disposizione dei privati e delle aziende che consente loro di ricercare il nome dei loro marchi e prodotti all’interno delle pubblicità su Facebook e Instagram, nei post di marketplace e nei gruppi di vendita. Una volta identificati eventuali contenuti che violano i diritti di proprietà intellettuale, sulla base del tipo di violazione, o a seguito di ripetute violazioni, Facebook e Instagram si riservano di bloccare o eliminare interi account o pagine.
“Le parole d’ordine sono ‘proattività’ e ‘reattività’: ci impegniamo ad attivarci entro le 24 ore, anche se il più delle volte rispondiamo nel giro di qualche ora. Grazie a questo tool permettiamo ai brand di monitorare eventuali comportamenti scorretti e segnalarceli. Una procedura molto semplice all’apparenza, ma parecchio sofisticata: per analizzare l’enorme quantità di dati che ogni giorno viene caricata sulle nostre piattaforme ci avvaliamo della tecnologia più recente, che comprende machine learning, algoritmi e intelligenza artificiale, cui affianchiamo ingegneri e informatici di alto profilo, che lavorano in ottica cross-dipartimentale”, prosegue Fiore. L’investimento in risorse umane e nuovi tool è ingente, e nonostante l’azienda guidata da Mark Zuckerberg non condivida i dati economici assoluti relativi alle singole aree, il manager americano assicura che “nell’ultimo anno i costi riguardanti la sicurezza sono raddoppiati”.
Il dialogo con i brand è, ovviamente, un’altra priorità, così come quello con gli organi istituzionali. Ad oggi, la partnership con i Governi è stata informale (sia negli Stati Uniti sia in Europa), ma, assicura Fiore, “la volontà è quella di portarla su un piano ufficiale a breve termine”.
In un’ottica di sempre maggiore trasparenza, infine, dal 2017 Facebook mette a disposizione l’Ip Transparency Report, pubblicato ogni sei mesi con evidenze sia su Facebook sia su Instagram. Dall’ultimo report pubblicato risulta che, durante gli ultimi sei mesi, su Facebook e Instagram siano stati rimossi oltre 200mila contenuti a seguito di circa 70mila segnalazioni di violazione del marchio, e 641mila contenuti a seguito di quasi 30mila segnalazioni di contraffazione. “Condividendo questi dati, puntiamo a incoraggiare le persone a continuare a condividere e scoprire contenuti in tranquillità su Facebook e Instagram”, conclude Fiore.
Il problema dei falsi è uno dei più impellenti per il mondo dell’online, sia sui marketplace sia sui social network. Secondo The Global Brand Counterfeiting Report 2018, ricerca diramata da Research and Markets, le vendite online di merci di lusso contraffatte hanno rappresentato il 31% delle perdite totali legate alla contraffazione nel 2017. Si stima che la contraffazione sia stata responsabile di perdite per circa 98 miliardi di dollari nel settore dei beni di consumo di fascia alta, con la contraffazione online che è arrivata a generare 30,3 miliardi di dollari di perdite. Nel suo esame dell’industria del lusso, il rapporto si concentra sulla contraffazione nelle categorie dell’abbigliamento, tessile, calzature, cosmetici, borse e orologi.
Colossi come eBay, Alibaba e Amazon, per esempio, negli ultimi anni hanno avuto diversi problemi con le merci contraffatte tanto che, proprio nei giorni scorsi, Amazon ha inserito nel suo report annuale, alla voce “fattori di rischio”, quello dei prodotti piratati o rubati. “Potremmo non essere in grado di prevenire la vendita di prodotti falsi, piratati o rubati sul nostro store o tramite store terzi; questi beni potrebbero essere venduti in maniera illegale o non etica, infrangendo il copyright di terzi o le nostre policy”, ha spiegato il colosso guidato da Jeff Bezos.