Sono tanti i roumors che si accavallano su Finpart, il cui titolo in borsa, dopo una serie di pesanti cedimenti nei giorni scorsi, e' salito dell'8,60% a 0,5617 euro. Tra le voci, quella che un fondo estero stia scalando la societa' presieduta da Gianluigi Facchini, che un grande gruppo italiano (come Ferragamo, Zegna, Marzotto) intenda arrivare al controllo di Finpart, che stia per essere lanciata un'opa; ma si vocifera anche che qualcuno stia mirando a Frette, oppure che voglia appropriarsi a basso prezzo della griffe Cerruti la quale, nonostante le forti perdite nel 2001 (quasi 23 milioni di euro), viene considerata potenzialmente interessante.
Due mesi fa la Finpart, in un incontro con gli analisti, aveva spiegato la sua strategia per ridurre la forte esposizione (450 milioni di euro l'indebitamento finanziario netto): vendere il settore sportswear, cioe' Pepper con Henry Cotton's e Moncler e Best Company (quest'ultimo marchio e' stato gia' ceduto). Nonostante questo annuncio, in seguito si sono susseguite forti vendite in borsa che hanno fatto calare il titolo del 30% circa.
In questa bufera, Facchini, presidente e azionista di riferimento, e Silvano Storer, amministratore delegato, hanno ribadito che ''i fondamentali della societa' sono solidi e le aziende proseguono come da programmi'', che ''la focalizzazione del core business procede, anche attraverso il piano di dismissioni annunciato, di cui molto presto si potranno cogliere i primi positivi frutti''. Infine, affermavano che ''alla luce di quanto si sta verificando sul corso del titolo la societa' si riserva di rappresentare formalmente tale situazione alle autorita' di vigilanza del mercato, al fine di accertare se le negoziazioni sul titolo Finpart siano state effettuate nel rispetto delle norme di legge e di regolamento''.