“Le manifestazioni fieristiche sono un asset fondamentale per le Pmi e per il made in Italy, la loro ripartenza può innescare la ripresa economica del Paese”. Si apre con queste parole il comunicato diffuso nella giornata di ieri dagli organizzatori del comparto, che fanno appello affinché nel prossimo Dpcm, previsto per il 6 aprile, venga concesso di organizzare eventi fieristici compatibilmente con la tutela della salute pubblica. “Ritardare, o continuare ad impedirne l’apertura vuol dire ostacolare la ripresa degli scambi internazionali e la promozione del made in Italy essenziale per il rilancio del nostro Paese”.
Per questa ragione, le più grandi rassegne italiane del settore moda, Pitti (Uomo, Bimbo, Filati), Taste, Milano Unica, Micam Milano, Mipel, Theone Milano, Lineapelle, Date e Homi Fashion&Jewels Exhibition, chiedono al Governo assolute certezze per poter riavviare la propria attività confermandone lo svolgimento, nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza sanitaria sia per gli espositori sia per i visitatori.
“L’organizzazione di una rassegna internazionale, rivolta a un pubblico b2b quindi aperta solo ad operatori professionali, ha dei tempi lunghi di programmazione ed allestimento e non può essere pianificata in pochi giorni”, sottolineano gli organizzatori. “Rischiare di prolungare questa fase di incertezza, vuol dire compromettere l’intera stagione autunnale”.
Secondo le stime di Cfi (Comitato Fiere Industria), le fiere generano un volume d’affari di 60 miliardi di euro annui. Le manifestazioni b2b sono un driver per le imprese, in quanto il 50% delle esportazioni nasce da contatti originati dalla partecipazione agli eventi fieristici, per un volume complessivo di 251 miliardi di euro l’anno e un ritorno sugli investimenti di 8 euro per ogni euro investito.