Quello della contraffazione è un territorio insidioso per i consumatori europei. A dirlo è l’ultimo report di Euipo, l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, ‘I cittadini europei e la proprietà intellettuale‘, secondo cui un consumatore su dieci dell’Ue (circa il 10%) nell’ultimo anno avrebbe acquistato erroneamente beni contraffatti, spinto da informazioni fuorvianti che non è stato in grado di smascherare.
Il panorama geografico di riferimento non è omogeneo secondo il dossier che vede l’Italia al di sotto della media degli Stati membri con un 6% della popolazione che afferma di essere stata spinta con l’inganno ad acquistare merce falsa. Ma questo non la mette al riparo dai numeri che interessano l’intera Ue, in cui il commercio della contraffazione rappresenta circa il 6,8% di tutte le importazioni per un valore totale di circa 121 miliardi di euro, colpendo “ogni settore, dai cosmetici e giocattoli, vino e bevande, elettronica e abbigliamento fino a pesticidi e prodotti farmaceutici”, ha affermato l’Euipo, citando un rapporto congiunto con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Uno scenario che sembra essere in mutamento, stando ai dati di Euipo, secondo cui nel 2019 l’ammontare di articoli falsi nell’Unione Europea sarebbe diminuito del 21%, passando dai 91 milioni del 2018 a 72 milioni. Non è diminuito però il valore dei falsi durante l’anno (circa 2,74 miliardi), a indicare che il cambiamento risiede più che altro nella composizione della contraffazione, che si starebbe spostando verso una fascia più luxury.
Il comparto moda e lusso già da tempo ha ingaggiato una lotta irriducibile ai falsi che non si è limitata ai confini dell’Atlantico. Solo pochi mesi fa, negli Stati Uniti Ferragamo ha fatto squadra con Amazon per due cause congiunte contro quattro persone fisiche e tre giuridiche che hanno posto in vendita prodotti contraffatti. E solo un anno prima il colosso di Jeff Bezos si era alleato anche con Valentino per denunciare, tra gli altri illeciti, la falsificazione delle scarpe Valentino Garavani Rockstud.
Persino Facebook è recentemente sceso in campo insieme a Gucci per la tutela della proprietà intellettuale che, soprattutto nel commercio veicolato dai social media, sembra essere messa a repentaglio.