Cattive notizie sul fronte delle importazioni di tessile-moda negli Usa. Mentre cala il sipario sulla New York fashion week, l’Otexa (Office of Textiles and Apparel) pubblica dati poco incoraggianti sulle importazioni di abbigliamento da parte degli States nel 2023, che sono scese – riporta Fashion Magazine – del 22% a 77,8 miliardi di dollari (circa 72,4 miliardi di euro), dai precedenti 99,86 miliardi. Si tratterebbe del calo più significativo dai tempi del Covid.
Nello specifico dei singoli Paesi, nel corso dell’anno passato le importazioni dalla Cina sono scese del 10,8% rispetto al precedente, attestandosi a 16,3 miliardi di dollari. Drammatica la flessione accusata dal Bangladesh, che ha perso un 25% anno su anno, fermandosi a quota 7,29 miliardi di dollari. Nella rosa dei maggiori fornitori di abbigliamento per gli Stati Uniti spiccano anche, anch’esse in negativo, le performance del Vietnam, rallentato a -22,79%, l’India (-21,4%), l’Indonesia (-25,19%) e la Cambogia (-23,58 per cento).
In una classifica dei Paesi fornitori per l’industria tessile d’oltreoceano, in prima posizione si piazza la Repubblica Popolare Cinese, con una quota import pari al 20,96% del totale. Seguono al secondo e al terzo posto, nonostante il calo annuale, il Vietnam, rappresentando il 18,21% delle importazioni, e il Bangladesh, pesando il 9,37 per cento.
Sebbene non ai primi posti, l’Unione Europea ha visto salire la propria quota del 2,4% a 3,1 miliardi di dollari. Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, è emerso un incremento del 3,5% a 2 miliardi di dollari nel 2023, mentre la Francia è cresciuta double digit del 10,8% ma totalizzando un valore molto inferiore, fermatosi a 203 milioni.
Riguardo al Belpaese, premiati soprattutto il “wool apparel”, che nell’anno ha generato 765 milioni di dollari di esportazioni verso gli States, in aumento del 13,6% year-over-year. Se invece si include nel computo anche il tessile, l’export annuale sale a 2,8 miliardi ma con una segno meno (-3,19 per cento).
A fronte di un anno in flessione, le importazioni statunitensi hanno conosciuto una ripresa a dicembre 2023, trainate dallo shopping per la holiday season e da un generale miglioramento dell’economia del Paese, in crescita del 4,2% sul mese precedente.
Per tutta risposta, l’indice di fiducia dei consumatori Usa (Cci) è passato a dicembre da 67,2 a 76,4 (a gennaio 2019 arrivava a cento), indicando una maggiore fiducia delle famiglie statunitense nel proprio potere d’acquisto e una maggiore propensione alla spesa.
Ora resta da capire se nel corso del 2024 la corsa dell’import proseguirà secondo il trend emerso alla fine dell’anno, nonostante i segnali di cautela, come la stimata crescita del 2,5% del Pil da parte dell’International Monetary Fund, un incremento più lento rispetto al +4,6% atteso per la Cina e il +6,5% per l’India.