Angelo Barozzi, Amministratore delegato del gruppo trevigiano, parla agli analisti e svela i suoi programmi. Un piano industriale basato sulla prudenza: fatturato in crescita tra il 28 e il 33% entro il 2003, Ebit in salita del 4,4-5,4% entro un anno e tra l'8 e il 10% in tre anni, investimenti sulla rete di vendita, espansione sui mercati esteri, revisione dei processi aziendali, lancio della collezione accessori e rilancio dell'uomo.
Nel futuro anche un desiderio: un'acquisizione per aumentare le dimensioni del gruppo. E Barozzi ribadisce che la Stefanel non è in vendita, come a più riprese è emerso dai rumors di Borsa.
I dati presentati per l'esercizio passato, peraltro, non sono buoni: se il fatturato netto è in crescita del 13,3%, il risultato netto è negativo per 9,7 milioni di euro rispetto ai 10,5 milioni di euro di profitti realizzati l'anno prima. Stefanel sconta la chiusura del business Calvin Klein e della linea Kid. Adesso il gruppo si è rifocalizzato sul marchio storico Stefanel e sul marchio Marithè e François Girbaud di cui possiede la licenza, e si è ristrutturato in tre poli: casual, fashion e wool.
A livello distributivo si punta sul franchising, che consente di suddividere i rischi. E per l'estero si parte dalla Germania, dove il gruppo di Treviso ha rilevato l'anno scorso la maggioranza di Hallhuber, società di retailing che possiede 47 negozi, utilizzabili in parte da Stefanel.