Corneliani tiene alta la bandiera del quiet luxury a Milano Moda Uomo. Protagonista, il processo sartoriale che conduce alla creazione dei capi che compongono l’autunno/inverno 2024-25, tra tradizione e contemporaneità. Il marchio italiano di menswear si è lasciato alle spalle un 2023 di incremento a doppia cifra e potenziamento sul fronte occupazionale, ha raccontato a Pambianconews il CEO Giorgio Brandazza. “È stato un anno di crescita oltre il 20% sul 2022 a 75 milioni di euro di fatturato, con una progressione più che proporzionale della redditività”.
Un anno positivo anche sul versante occupazione, “perché soprattutto la parte produttiva italiana si è espansa in maniera significativa”. Nello specifico – aggiunge Brandazza – l’azienda è “cresciuta in termini di capacità produttiva su Mantova (sede principale di Corneliani, ndr) e nonostante questo, in particolare nel primo semestre, abbiamo fatto un lavoro notevole”. Se il piano iniziale, spiega il manager, prevedeva l’occupazione in Italia di circa 330 persone, ne sono state reclutate in realtà 75 in più.
Guardando ancora al 2023, più complesso il secondo e ultimo semestre, in cui si è rintracciato un rallentamento dipeso soprattutto, però, “da fenomeni contingenti più che strutturali, sullo sfondo di una stagione anomala, con sell-out un po’ più zoppicanti”, racconta ancora l’AD. Che prosegue: “Ma già dai primi ordini della prossima fall/winter si evince che si sia trattato di un momento passeggero”.
E riguardo al 2024, Corneliani vi si approccia “con ottimismo e prospettive di proseguire lungo il trend di crescita”, anche in virtù delle recenti performance soddisfacenti presso i department store presidiati dal marchio. Se nel 2023 la crescita era stata omogenea su tutti i canali, dal retail al wholesale ed e-commerce, l’ingrosso rappresenta più difficile da prevedere per il 2024 ma “si attende comunque una crescita di almeno il 10 per cento”. Confermato intanto, nel medio termine, il target già delineato dei 100 milioni di ricavi entro il 2025.
Sulla mappa dei mercati di riferimento, “il brand sfiora l’Italia ma il cuore delle nostre attività è l’Emea”. Se sui mercati di riferimento, spiega Brandazza, resta ancora un significativo potenziale di crescita organica, c’è un cantiere un progetto in corso sugli Stati Uniti, reso più complesso dalla crisi dei department store ma compensata dalle performance dei clienti indipendenti. Per il 2024, inoltre, è in programma un progetto di retail diretto in Cina, “in cui abbiamo già per il momento una struttura di franchisee”, a cui affiancheremo una rete di nostri store. “La Cina è un mercato performante, nonostante le difficoltà incontrate con la crisi pandemica. I partner che sono rimasti con noi hanno conosciuto un consolidamento e sono impegnati loro stessi in nuove aperture”. Nel primo semestre vedranno la luce due opening con i partner cinesi, su Wuhan e Shenzhen, e dal secondo semestre partirà il piano delle boutique dirette.
Guardando al periodo di rilancio seguito alla crisi del marchio, Brandazza sottolinea come “l’azienda sia stata ora completamente risanata, sul fronte finanziario e occupazionale”. A contribuire alla fase di ripartenza del brand tricolore, la fortuna che il mercato sta riservando in questo momento storico al quiet luxury, filone in cui Corneliani tradizionalmente si inscrive e che sta trovando riscontro anche tra i giovanissimi. “Noi abbiamo sempre fatto parte a pieno titolo di questa corrente – ha spiegato Stefano Gaudioso Tramonte, style director e general merchandising manager di Corneliani -. Non abbiamo mai gridato né il logo né le nostre scelte cromatiche, siamo sempre stati, appunto, quieti in questo”. E aggiunge: “Noi non siamo un’azienda che ricerca il fashion a tutti i costi o che cerchi di dettare i trend, ma che prova a innovare dando continuità alla propria identità stilistica, tra sartorialità e savoir-faire”. Il risultato, racconta ancora Tramonte, è la rappresentazione di un’italianità con spinte però internazionali.