Primi sei mesi a picco per ristorazione, abbigliamento e non food che, nel periodo, hanno registrato una flessione del 43 per cento. Nello specifico, secondo l’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei suddetti settori elaborato da Confimprese – Ey, l’abbigliamento è quello con le peggiori performance (-45%), seguito dalla ristorazione (-44,4%) e da altro non food (-31 per cento).
Considerando il solo mese di giugno, primo mese senza lockdown, si registra un -27% di vendite. A patire maggiormente, anche in questo caso, sono stati l’abbigliamento (-32%) e la ristorazione (-30%), mentre le altre merceologie non food hanno registrato una crescita (+15%) “grazie soprattutto ai beni durevoli che hanno beneficiato della consegna merci e di un recupero di decisioni di acquisto rimaste sospese durante il lockdown”, si legge nella nota. Nel periodo, l’e-commerce ha registrato una crescita del 54% che sale al 135% se si considera il trimestre aprile-giugno.
A livello regionale, sempre nel mese di giugno, la Toscana si riconferma la regione con le peggiori performance (-33%), seguita da Emilia-Romagna (-30%), Lombardia (-29,6%), Trentino (-29%), Lazio (28,7%) e Campania (28,1 per cento).
“Al di là delle cifre che con un calo del 43% nella prima metà anno fanno difficilmente ipotizzare una chiusura 2020 migliore di un – 25-30% con impatti notevoli sulla redditività del settore e sulla continuità di molti operatori, occorre soffermarsi sulle modifiche strutturali nei modelli di vita, in particolare smart working e viaggi di affari e di flussi internazionali”, ha spiegato Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese. “Saranno da valutare gli sviluppi sulle location highstreet delle grandi città e sul canale travel per la ridotta presenza e traffico di lavoratori e turisti internazionali, questi ultimi anche con impatto su outlet e centri commerciali. Di contro ci sarà un ritorno di attenzione su location periferiche delle grandi città e centri storici delle città di provincia”.