Condé Nast International svolta sull’editoria b2b, utilizzando il proprio marchio di punta nel giornalismo moda-consumer, e lanciando Vogue Business. La nuova testata trade dedicata alla moda, alla bellezza e al lusso, sarà online a partire da domani.
In un comunicato diramato questa mattina, la casa editrice fa sapere che Vogue Business, dalla sua sede londinese, si dirama in 29 mercati, dalla Cina agli Stati Uniti e che, rispetto a Vogue, “viene gestito come entità totalmente separata, dotata di un team editoriale indipendente e di una propria e distintiva voce”. Il target della testata è costituito dai “decision-maker della industry, dalle startup ai grandi CEO”. Il team editoriale presidia, infatti, il cruciale terreno di incontro tra la moda e i segmenti adiacenti, a partire dalla tecnologia che sta accelerando i processi di evoluzione del fashion business.
Direttore di Vogue Business è Lauren Indvik, giornalista di moda e business (per il New York Times e il Wall Street Journal tra gli altri) ed ex direttore di Fashionista.com, da due anni a capo della sezione News e Storie di Vogue International, che collabora con i team dei Vogue di tutto il mondo. “Il nostro – dice – è un approccio globale, fortemente visivo, ma fondato sui dati. Un giornalismo pensato per garantire il massimo dell’impatto e dell’accessibilità, per far visualizzare a colpo d’occhio i concetti chiave, e permettere ai leader della industry di prendere decisioni capaci di far crescere le loro attività e le loro carriere, preparandole al futuro”.
Il progetto parte con una newsletter in inglese, agganciata a un sito, con l’obiettivo di privilegiare “il raggiungimento di un alto tasso di engagement nei confronti di un’audience selezionata, invece che un generico obiettivo di reach totale”. In prospettiva, il gruppo non esclude di sviluppare anche altri prodotti da affiancare alla newsletter, come un magazine cartaceo e la traduzione degli articoli in altre lingue, mandarino in primis.
Le principali aree di sviluppo editoriale di Vogue Business saranno: l’analisi delle tendenze della industry in tutti i suoi aspetti, dal design alla distribuzione alla formazione dei talenti; l’impatto sul mercato delle dinamiche globali, dal cambiamento climatico alla geopolitica; l’impatto delle evoluzioni culturali sui modelli di vendita, e viceversa; l’impatto del progresso tecnologico e scientifico sul modo di produrre e di commercializzare i prodotti.
Condé Nast, in realtà, aveva già un giornale orientato al trade: dal 1999 al 2014, infatti, la casa editrice ha controllato Wwd. La testata è stata però venduta a Penske Media Corporation. A qualche anno di distanza, il gruppo ha evidentemente rivisto la strategia, posizionandosi, questa volta, direttamente con il proprio giornale simbolo.