Il revenge shopping post-pandemia perde intensità. Le vendite del terzo trimestre 2023 di Lvmh confermano una frenata: nei tre mesi, il colosso del lusso ha infatti messo a segno una crescita del 9%, inferiore al +11,2% stimato dal consensus Bloomberg. A pesare sono il rallentamento della ripresa cinese e il raffreddamento della domanda da parte dei consumatori statunitensi: nel Q3 l’Asia segna un +11% (che si confronta con il +34% del quarter precedente), l’Europa un +7%, mentre gli Stati Uniti si limitano a un +2 per cento.
Nel complesso dei nove mesi, Lvmh ha visto ricavi reported in crescita del 10% (+14% organic). Il gruppo ha totalizzato vendite per 62,2 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 56,4 dello stesso periodo dello scorso anno.
Il mese scorso il gruppo di Bernard Arnault ha perso il primato di titolo di azienda di maggior valore d’Europa, passato al produttore farmaceutico Novo Nordisk A/S. Le azioni di Lvmh sono scese di quasi un quinto rispetto al record di aprile, scambiate a poco meno di 688 euro.
“Dopo tre anni eccezionali, la crescita sta convergendo verso numeri più in linea con la media storica”, ha detto agli analisti il direttore finanziario di Lvmh Jean-Jacques Guiony. Il CFO ha osservato che, mentre le vendite in Europa hanno rallentato nel corso del trimestre, non c’è stato un cambiamento marcato nella domanda di moda e pelletteria dalla Cina rispetto a due anni fa, tranne per il fatto che vengono effettuati più acquisti al di fuori dei confini nazionali vista la ripresa dei viaggi.
Il segmento Fashion & Leather Goods ha registrato una crescita reported dei ricavi pari all’11% nei primi nove mesi dell’anno. Analizzando nello specifico alcuni dei marchi, Louis Vuitton ha ottenuto una “performance eccellente, sostenuta ancora una volta dalla creatività e dalla qualità dei suoi prodotti, e dal suo forte legame con l’arte e la cultura”, spiega una nota che ricorda l’entusiasmo suscitato a luglio dalla prima sfilata del nuovo direttore creativo uomo Pharrell Williams, tenutasi sul ponte Pont-Neuf a Parigi e la creatività di Nicolas Ghesquière nel prêt-à-porter donna, come dimostrato dalla recente sfilata primavera/estate 2024 tenutasi nella futura sede della maison al civico 103 di avenue des Champs-Élysées.
Christian Dior ha continuato a registrare una crescita notevole in tutte le sue categorie di prodotti. Celine ha “continuato a migliorare la sua desiderabilità, spinta dal successo dei modelli e delle sfilate di Hedi Slimane“. La crescita di Loewe conferma il successo degli ultimi nuovi modelli di pelletteria. Loro Piana ha registrato una forte crescita e ha lanciato la prima capsule collection realizzata con cashmere riciclato. Fendi ha ampliato la propria rete di vendita al dettaglio. Infine, Rimowa, Marc Jacobs e Berluti hanno tutti registrato “un’ottima prestazione”.
Il segmento Perfumes & Cosmetics è cresciuto dell’8%, in aumento anche Watches & Jewelry (+5%), contrazione del 10% invece per Wine & Spirits. Ottimo risultato per Selective Retailing a quota +23 per cento.
“In un contesto economico e geopolitico incerto – conclude Lvmh – il gruppo è fiducioso nel proseguimento della sua crescita e manterrà una strategia incentrata sul continuo miglioramento della desiderabilità dei suoi marchi, facendo leva sull’autenticità e sulla qualità dei suoi prodotti, sull’eccellenza della distribuzione e su un’organizzazione agile. Lvmh farà leva sui suoi forti brand e sul talento dei suoi team per rafforzare ulteriormente la sua leadership globale nel mercato dei beni di lusso nel 2023”.
Lvmh è considerato un punto di riferimento per il settore del lusso, è plausibile aspettarsi un rallentamento anche nei risultati dei competitor Kering, Hermès e Richemont, in arrivo nelle prossime settimane.
In mattinata le azioni del gigante di Parigi perdevano il 6,3 per cento sull’Euronext. Le Borse segnalano un calo generalizzato per le aziende del lusso: Hermès e Kering segnano flessioni di circa il 2%, il proprietario di Cartier e Chloé sfiora il -4 per cento. Tra le italiane, il titolo di Moncler cala oltre il 3%, quello di Brunello Cucinelli sfiora il 3% mentre Prada è vicina al -2 per cento.