La ripresa dei consumi in Cina è ormai un dato di fatto acclarato anche dalle ultime trimestrali dei gruppi del lusso internazionali che hanno evidenziato quest’anno un ritorno allo shopping nell’ex Celeste Impero. Ma questo ritorno ai consumi è ancora disomogeneo, come sottolinea l’ultimo rapporto di Iccf-Italy China council foundation, l’ente nato dall’integrazione tra la fondazione Italia Cina e la Camera di commercio italo cinese, che oggi conta circa 400 imprese associate di tutte le dimensioni, di cui l’80% italiane. Secondo il nuovo rapporto annuale Cina 2023, nel primo trimestre dell’anno il Paese ha dovuto fare i conti con il calo delle esportazioni e degli investimenti, ma ha registrato comunque molti segnali positivi: +4,5% di Pil, +5,4% nel settore dei servizi, +3,3% nella produzione industriale, +2,8% nella produzione manifatturiera e soprattutto +5,8% nella vendita di beni al dettaglio.
“La Cina, se guardiamo a uno scenario di sviluppo lineare che non contempla i fatti straordinari cui abbiamo assistito negli ultimi anni, si candida a diventare la prima economia al mondo nell’arco di appena un decennio – commenta a Pambianconews Mario Boselli, presidente Italy China Council Foundation -. Una potenza in rapida ascesa, che presenta sfide e opportunità per tutti ma soprattutto una realtà di cui oggi, piaccia o non piaccia, non si può fare a meno. L’Italia è pienamente inserita in questo contesto economico trainato da Pechino, ovviamente con differenze da settore a settore. Siamo molto fiduciosi nel ritorno dei turisti e dei buyer cinesi in Italia. Abbiamo avuto un piccolo assaggio in occasione del Salone del Mobile e prevediamo un incoming importante per le prossime sfilate di giugno dell’uomo e di settembre”.
Secondo il presidente di Italy China Council Foundation, con il ritorno dei turisti cinesi in Italia “ci sono i presupporti per una ripresa dei consumi anche del lusso accessibile che ha una distribuzione meno diffusa in Cina rispetto ai colossi del lusso”. Come sottolinea l’agenzia Reuters, si prevede che i turisti cinesi che arrivano in Europa saranno numericamente inferiori rispetto al passato ma con una disponibilità di spesa ancora maggiore, quello su cui oggi è necessario lavorare per interagire al meglio con questo grande Paese è il rafforzamento del dialogo, un ulteriore sviluppo della cooperazione commerciale (soprattutto per quanto riguarda le nostre esportazioni in Cina, che devono essere rinvigorite), maggiore reciprocità e trasparenza nella relazione. A livello europeo, dobbiamo saper parlare con una voce coesa e indipendente per favorire il multilateralismo ed evitare incomprensioni che non fanno bene a nessuno”.
Italia e Cina intrattengono solide relazioni commerciali: nel 2022, il valore dell’interscambio complessivo ha raggiunto, secondo Istat, i 73,9 miliardi di euro (+36,3%), di cui 57,5 miliardi (+49%) di importazioni dalla Cina in Italia e 16,4 miliardi (+0,5%) di esportazioni italiane in Cina. Nel complesso, la Cina rappresenta il decimo mercato di destinazione per l’export italiano, il quarto extra-europeo e il primo in Asia, ed è il secondo fornitore dell’Italia, dopo la Germania mentre il nostro Paese è il 24esimo fornitore della Cina e il suo 22esimo mercato di sbocco. Tra i principali settori che hanno rappresentato anche in termini valoriali i tassi di crescita più interessanti nel corso del 2022 c’è il comparto del tessile e dell’abbigliamento (+12,4%, pari a 3,5 miliardi di euro).