Il comparto calzaturiero prosegue nel recupero post-pandemia con una crescita double digit in fatturato ed esportazioni durante i primi nove mesi del 2022 ma il boost è trainato sostanzialmente dall’alto di gamma. In questo contesto, inoltre, continuano a preoccupare i rialzi dei costi energetici e delle materie prime. A dirlo sono i dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici che evidenziano, per il periodo in esame, un rialzo pari al 13,9% sul fronte fatturato (tra le aziende del campione Associati) e un aumento dell’export del 23,7% in valore e dell’11,7% in termini di volume, trainato dalle griffe del lusso, già oltre i livelli pre-Covid. Unica eccezione, le scarpe con tomaio in pelle, ancora in flessione dell’11% in quantità sul 2019.
“Nonostante l’incremento a doppia cifra del fatturato settoriale 2022, con previsione di ritorno a consuntivo sui livelli pre-pandemia, e i segni positivi in gran parte delle variabili – spiega Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici – il forte aumento dei costi erode i margini delle imprese, costrette ad affrontare, oltre ai rincari delle materie prime, la fiammata senza precedenti degli energetici”.
Ceolini spiega inoltre che: “Permane inoltre una rilevante disomogeneità tra le aziende, con due su cinque tuttora con fatturato sotto i valori pre-emergenziali. Gli effetti della crisi appaiono evidenti nei dati relativi alla demografia delle imprese (con 180 chiusure tra i produttori di calzature da inizio anno, tra industria e artigianato, -4,5%), mentre nei livelli occupazionali trovano conferma il rimbalzo già registrato nei primi due trimestri (+2,3%, insufficiente, comunque, a ripianare le perdite subite nel biennio precedente) e la marcata riduzione, rispetto al 2021, delle ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nell’area pelle (-81,6%, con ancora però un +80% sul 2019). Nelle aspettative a breve domina l’incertezza, in un panorama mondiale in cui, dopo il lungo periodo flagellato dalla pandemia, inflazione, caro bolletta e turbolenze geopolitiche minano il clima di fiducia, frenando la domanda di beni”.
Nel report emerge anche la risalita nei consumi interni: +13,3% in spesa gli acquisti delle famiglie, ma ancora un gap del 3,5% sulla situazione già largamente insoddisfacente di tre anni addietro. Il contestuale balzo dell’import (+30% quantità) e la propensione al risparmio indotta dal carovita rendono sempre più serrata la competizione sul mercato nazionale, sfavorito anche da una stagione autunnale partita molto in ritardo. Cresce la quota di vendite off-price. In estate è sostenuto il ritmo dei flussi turistici, ma il recupero nello shopping straniero è ancora parziale.
Analizzando nel dettaglio le esportazioni, le vendite estere di calzature hanno raggiunto i 9,35 miliardi di euro (+23,7% su gennaio-settembre 2021), per un totale di 165,2 milioni di paia (+11,7%): non un record quello delle quantità, ma comunque il miglior risultato dal 2017 ad oggi. Il prezzo medio al paio è salito a 56,60 euro (+10,7%). Sia in valore che in volume sono state superate le cifre dei primi 9 mesi 2019 pre-Covid (rispettivamente del +20,4% e di un più modesto +3,9 per cento).
Positivo l’export verso gli Usa che nel 2022, grazie al cambio favorevole, hanno registrato nei primi nove mesi un sensibile incremento (+61% in valore e +28% in volume). La Cina, dopo la frenata nel bimestre aprile-maggio (-25% nelle quantità e -13% in valore) legata alle restrizioni adottate in diverse città per fronteggiare i nuovi focolai Covid, da giugno è ripartita con vigore. Il terzo trimestre ha registrato un aumento del +86% in valore (con un +17,4% in volume), grazie ai risultati conseguiti dalle griffe del lusso.
Restando nel Far East (complessivamente +27,4% in valore) torna a crescere la Corea del Sud (+22,5%) dopo la battuta d’arresto del 2021 che aveva interrotto la lunga striscia positiva del decennio precedente; bene il Giappone (+25,5% in valore), che presenta però, così come Hong Kong, un gap considerevole col pre-pandemia.
Confortanti anche i dati sul Medio Oriente, dove svettano gli Emirati Arabi (15° mercato, in aumento del +68% in valore e del +49% in quantità su gennaio-settembre 2021).