Segnali di ripresa per il settore calzaturiero italiano. A far sperare è il fronte dell’export che, come emerge dai dati elaborati dal centro studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, ha messo a segno un +3% nel terzo quarter dell’anno in corso.
Sono però ancora ben lontani i livelli pre-pandemia: la produzione tra gennaio-marzo, infatti, è scesa del 6,4% rispetto al 2020 e del 30% circa sull’analogo periodo ante Covid, mentre sul mercato interno il consumo medio delle famiglie italiane è calato del 3,5% in quantità e del 6,9% in termini di spesa, con un divario oltre il 20% sul 2019.
“La ripresa è ancora distante, sebbene l’attenuarsi della virulenza pandemica riesca a farci intravedere la luce in fondo al tunnel”, ha spiegato Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, associazione nazionale di categoria. “Se sul fronte estero il rimbalzo di marzo è bastato per riportare i risultati del trimestre almeno sui valori della prima frazione 2020, non così sul mercato nazionale. I tempi di recupero non saranno brevi, con pesanti conseguenze sulla selezione tra le imprese e la tenuta occupazionale”.
Per quanto riguarda i dati dell’export, emerge un incremento dei flussi verso Svizzera (+13% in quantità), Francia (+8% in quantità) e, fuori dall’Europa, Cina (+44,4% in volume e +74,8% in valore rispetto ai primi tre mesi del 2020), con una crescita che ha interessato in particolare il mercato di fascia luxury, premiando quindi soprattutto i grandi nomi del settore. Inoltre, le esportazioni attuali verso la Cina superano anche i livelli del 2019 pre-Covid (+11,2% in volume e +24% in valore).
Intanto, sul fronte del mercato locale, il saldo commerciale dei primi tre mesi è in attivo a 1,13 miliardi di euro (+11,2%), ma ancora inferiore del 4,3% rispetto al 2019.