Il settore calzaturiero italiano nel 2021 dovrebbe registrare un recupero del fatturato rispetto al 2020. Infatti, secondo le prime proiezioni dei dati congiunturali elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda e diramate da Assocalzaturifici, è stimata una crescita del 16,2% nei 12 mesi, con domanda interna ed estera di poco sopra i livelli dello scorso anno, ma con un rallentamento della crescita nell’ultimo trimestre. Resta però il divario con il periodo pre-Covid. In questo caso, il fatturato 2021 risulterebbe in calo tra il 10 e il 15% col 2019. Con riferimento ai primi 9 mesi si stima, per le aziende del panel, un recupero del fatturato attorno al +19,5% sui primi 3 trimestri 2020.
Ma il gap principale, segnala l’analisi, è tra il mondo delle griffe e l’universo delle realtà italiane. Le griffe, come hanno dimostrato i dati delle principali realtà quotate, corrono e superano i dati pre-pandemici, mentre due aziende su tre chiudono l’anno con ricavi sotto i livelli pre-Covid.
Entrando nel dettaglio dei dati dell’indagine congiunturale, i risultati migliori arrivano dalle esportazioni che registrano (trainate dalle griffe internazionali del lusso) un +17,6% nei nove mesi 2021 in valore sul 2020 e si sono portate a ridosso dei livelli pre-pandemia (-2,7%, seppur con un -7% in volume). A livello di mercati registrano ottime performance la Francia (+25% su 2020) e Svizzera (+19%), tradizionalmente legate al terzismo, gli Stati Uniti (+38%) e la Cina (+50%, che ha già abbondantemente superato, +26%, i livelli 2019). Peggiorano, invece, i dati di esportazioni verso Regno Unito, Giappone e Corea del Sud.
Si consolida l’attivo del saldo commerciale (+24,6%). Stentano invece i consumi interni: +10,5% in spesa gli acquisti delle famiglie, ancora al di sotto di un 15% rispetto a due anni addietro; resta in forte sofferenza lo shopping dei turisti stranieri.
La strada per il recupero resta minata da una serie di criticità già in atto. Oltre alle preoccupazioni per la nuova ondata pandemica, si aggiungono gli aumenti nei prezzi delle materie prime e dell’energia. L’aggiornamento demografico sulle aziende italiane segnala gli effetti negativi della crisi sanitaria sulle aziende: rispetto al consuntivo 2020, i dati diffusi da Infocamere registravano a fine settembre saldi negativi pari a -82 imprese, tra industria e artigianato, e -940 addetti. Il numero di calzaturifici attivi risulta sceso pertanto a 4.070 unità (-2% sul dicembre precedente), con 70.942 addetti diretti (-1,3%).