Costituire un ponte di collegamento concreto tra due settori: finanza e piccole e medie imprese calzaturiere. È questo in sintesi l’obbiettivo dello Shoe Report 2012 dedicato al mondo della finanza, analisi di ricerca promossa da ANCI, l’associazione Nazionale Calzaturifici Italiani.
“In questo momento – ha dichiarato Cleto Sagripanti, presidente di ANCI – l’Associazione ha voluto costruire uno strumento di dialogo tra industria e mondo della finanza. Gli imprenditori oggi hanno bisogno di capire gli strumenti finanziari a loro disposizione perché tali strumenti sono sempre più essenziali nella vita dell’impresa. D’altro canto il mondo della finanza deve avvicinarsi sempre di più al mondo delle imprese calzaturiere e al nostro settore che ha peculiarità specifiche, produce prodotti ma vende oggetti del desiderio e, pur in un momento di grande crisi internazionale, mantiene una struttura profondamente sana. A settembre partirà inoltre il Fondo Italiano di Investimento per le PMI, che punta su aziende con ricavi tra 10 e 100 milioni di euro: si tratta di un ulteriore segnale per il mondo della finanza della solidità del settore produttivo calzaturiero, spesso lasciato fuori da dinamiche finanziarie senza una vera conoscenza dei pregi del capitale di rischio”.
Proprio da questo punto parte l’analisi del rapporto che mostra, utilizzando diversi indicatori, una solidità di fondo del settore, malgrado le scosse subite nel tempo. Se da un lato diminuiscono imprese e addetti nel medio-lungo periodo – che oggi si attestano rispettivamente a 5.600 aziende e 81.000 addetti – e diminuisce anche il numero di paia prodotte – salvo risalire nel 2011 sino a 207,4 milioni – si hanno chiari segnali di una salute di fondo del settore. Tiene ad esempio, malgrado la crisi, l’export, che negli ultimi due anni risale con un incremento a due cifre (+13,7% nel 2010 e +12,7% nel 2011), recuperando il -15,9% del 2009, ma soprattutto si rafforza il saldo commerciale positivo netto (+10,5% nel 2010 e +16,4% nel 2011, contro il -26,2% nel 2009), facendo sì che il settore calzaturiero contribuisca in media più del tessile-abbigliamento o della meccanica qualora si consideri il saldo commerciale per addetto.