Brioni ha confermato il piano industriale 2021-2025, presentato per la prima volta ad aprile, che prevede tagli al personale in diversi siti produttivi. La società controllata dal gruppo del lusso francese Kering ha offerto maggiori dettagli durante un incontro in modalità telematica con il Mise-Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza dei rappresentanti del ministero del Lavoro; le regioni Lombardia e Abruzzo e le segreterie nazionali e territoriali delle organizzazioni sindacali rappresentate in azienda.
Sono stati confermati gli esuberi di 321 lavoratori occupati negli stabilimenti di Penne, Montebello di Bertona e Civitella Casanova (Pescara), che contano più di mille dipendenti; l’obiettivo è di attuare tutte le azioni necessarie per il rilancio e lo sviluppo del marchio. Durante la riunione, Brioni ha comunicato che oltre 200 lavoratori sui 320 hanno già sottoscritto specifici accordi per la risoluzione consensuale incentivata dei propri rapporti. Nel complesso, il piano industriale riflette le difficoltà affrontate dal segmento dell’abbigliamento formale maschile, che hanno colpito anche altre etichette come Corneliani e Pal Zileri.
Per facilitare percorsi di ricollocamento individuale e collettivo, Brioni ha sostenuto l’apertura di specifici punti di contatto nei propri siti che forniscono consulenza ai dipendenti sia su aspetti previdenziali sia di ricollocazione. “Inoltre – si legge in una nota – a tutti i lavoratori che intendano aderire entro il 31 dicembre 2021 e che matureranno il diritto al pensionamento durante il quinquennio 2021-2025, l’accordo garantisce un’integrazione del trattamento economico Cigo/Cigs e Naspi a partire dal mese di firma dell’accordo e riconosce un importo aggiuntivo a titolo di incentivo dal primo mese dalla firma e fino alla maturazione del diritto alla pensione o al massimo fino al 31 dicembre 2025. Anche con riguardo ai lavoratori non prossimi alla pensione, l’accordo riconosce somme aggiuntive a titolo di ‘incentivo all’esodo’ per l’intero periodo di copertura degli ammortizzatori sociali”.
Con l’obiettivo di ridurre il più possibile l’impatto sociale, Brioni ha iniziato a lavorare con i sindacati all’inizio di quest’anno per trovare misure per il reinserimento lavorativo, incluso il sostegno salariale legato al periodo Covid-19 (la Cassa integrazione straordinaria); tutti gli ammortizzatori sociali disponibili; prepensionamento e forme di incentivazione e compensazione economica, e ricollocazione all’interno del gruppo. Oltre all’aggiornamento sulla condizione dei dipendenti, l’azienda ha condiviso i progressi compiuti negli ultimi mesi in riferimento al piano industriale, tra cui l’apertura di un nuovo punto vendita in Cina e il previsto lancio di altre due unità nel Paese a dicembre, nonché la riorganizzazione delle linee produttive e il rinnovamento degli investimenti sulla comunicazione. Come da piano, la griffe si concentrerà anche sullo sviluppo di accessori e nuove categorie di prodotti, oltre a riequilibrare la propria offerta verso una direzione di abbigliamento per il tempo libero di fascia alta al fine di espandere la propria base di clienti, pur mantenendo la produzione in Italia .
Dopo l’incontro, però, i sindacati hanno fatto leva sulle denunce sul piano e lamentano che ci siano ancora troppi lavoratori a rischio di perdere il posto di lavoro. “Da quando il gruppo Kering ha acquisito la Brioni si è solo preoccupata di ripianare i debiti, ma non ha mai realmente proposto un piano di rilancio del marchio storico italiano – hanno dichiarato Sonia Paoloni, Raffaele Salvatoni, Daniela Piras, rispettivamente segretari nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil – siamo consapevoli che la fase economica in corso presenti ancora complicazioni dovute alla pandemia, ma il gruppo Kering deve realizzare un piano industriale investendo in competenze e manufacturing che sono la vera ricchezza di questo marchio del made in Italy. È evidente, infatti, la necessità di investimenti tecnologici che possano inserire e collocare adeguatamente l’azienda all’interno del gruppo. Questo si attende da uno dei più importanti gruppi industriali del lusso e della moda al mondo. Non condivideremo mai un piano industriale che preveda la ristrutturazione dell’azienda con ulteriori ricadute sul fronte occupazionale. I lavoratori di Brioni hanno già fatto la loro parte pagando un prezzo molto alto sia in termini occupazionali che salariali”, hanno concluso il comunicato dei sindacati.