Moda ed e-commerce camminano sempre più a braccetto. A spiegarlo nel corso del proprio intervento al 23° Fashion & Luxury Summit Pambianco-Deutsche Bank è Fabio Bonfá che, intervistato da Enrico Mentana, ha ribadito l’importanza di integrare le attività retail con quelle e-commerce, nel segno dell’omnicanalità. Il manager, fino a un anno e mezzo fa AD di Privalia in Brasile e ora country manager Italia di Vente-privee Group, ha raccontato sul palco di Borsa Italiana quali sono le nuove frontiere online del comparto moda.
Iniziamo con una radiografia del canale online in Italia: a che punto siamo?
Ancora un po’ indietro rispetto agli altri Paesi europei, ma questo è sinonimo di opportunità. Se parliamo di e-commerce e digital retail, l’incidenza di questo comparto sulle vendite complessive è del 20% in Uk, del 14% in Germania, del 12% in Francia e del solo 6% in Italia. C’è evidentemente una grande chance di crescere in questo sistema, anche considerato che il mercato della moda è parecchio prolifico. E infatti, l’unità di business italiana è quella che quest’anno è cresciuta di più per il nostro gruppo.
Come funziona il vostro modello di business?
Noi lavoriamo sulle flash sales, un modello che è stato creato nel 2001 da uno dei nostri fondatori, Jacques-Antoine Granjon. Abbiamo iniziato dando ai brand la possibilità di smaltire le collezioni passate, e proponendo di conseguenza offerte vantaggiose ai nostri soci. Ma ora ci stiamo evolvendo verso una piattaforma digitale a servizio dei marchi che vogliono fare il grande salto nel mercato online, ma che non se la sentono di farlo da soli.
Quali sono ad oggi i vostri ‘best case’ nel campo?
Un esempio che faccio sempre con piacere è stato il lavoro svolto insieme al gruppo Miroglio. Insieme a Elena Mirò, abbiamo lanciato una una campagna sui nostri siti, con lo scopo di generare traffico nel loro negozio milanese. Il cliente poteva acquistare indifferentemente online o in store, provare i capi ‘dal vivo’ e riceverli a casa. Un’operazione fortemente multicanale, di ‘connected business’, che ha riscosso successo.
A livello di prodotti quali sono i confini? Pensate di allargare la vostra offerta anche oltre la moda?
Il 70% delle nostre vendite riguarda il comparto del fashion e degli accessori, mentre il restante 30% ricade nella categoria lifestyle, che spazia dall’elettronica al food. La prima categoria rimarrà quella principale. T
Tra tre anni come immagina il vostro settore?
In futuro contiamo di investire parecchio sulle attività omnichannel. Questi progetti includono sia i ‘connected business’, sia il marketplace (una modalità che permette ai brand di collegarsi direttamente al nostro sito e vendere i loro prodotti in modo continuativo) che l’inshop. Quest’ultimo progetto, già attivo in Francia, si basa su un sistema grazie a cui è possibile collegare lo stock di ogni negozio di un brand al nostro sito. In sostanza, il cliente acquista sul nostro portale, ma la spedizione avviene direttamente dallo store. Lanceremo questo tool in Italia nel corso del prossimo anno.
di Caterina Zanzi