Pochi influencer utilizzano ancora il sito con cui si sono affermati. L’attenzione, ora, è tutta sui social. A discapito dei contenuti. Ma si rischia la ‘bolla visual’.
All’inizio era il blog, adesso sono (quasi) solo i social network. In sostanza, il cambio di passo, nei rapporti tra aziende di moda e influencer, è radicale: i brand, se inizialmente mettevano a disposizione una fee a fronte di un articolo sui blog, ora investono quasi tutto il proprio budget per una foto sui social network delle personalità più influenti su Facebook e, soprattutto, su Instagram. La trasformazione c’è stata, e non è semplice stabilire se siano stati i brand o gli influencer a sancirla. Da un lato, infatti, sono state le aziende stesse a focalizzare il proprio interesse sulle immagini: la parte ‘visuale’ si è via via imposta come strumento immediato e molto più di impatto rispetto alla parola. Gli influencer, da parte loro, si sono resi conto di riuscire a coinvolgere il proprio pubblico sui social con una facilità che un blog post, per contro, non era in grado di assicurare. Da qui, la scelta di abbandonare il trampolino di lancio (il blog) per tuffarsi nel ben più popolato mare dei social network.
GIUSTO IL TEMPO DI UNA FOTO
Il cambio di passo avviene in un sistema che, negli anni, è andato mutando parecchio: nel corso del tempo, infatti, i profili social e i blog si sono moltiplicati, come in una sorta di ‘bolla’. Gli utenti di internet si sono ritrovati davanti a un’offerta dilagante di contenuti, non sempre di qualità, e hanno dovuto scremare i profili seguiti, anche solo per questione di tempo. Così, in metropolitana o in pausa pranzo, è diventato molto più semplice scorrere il feed di Instagram rispetto alla lettura dell’ennesimo articolo. Nella moda, questo è accaduto con ancora più facilità: se per il food e il beauty, la parte testuale ancora ‘resiste’ (soprattutto per merito, o a causa, della necessità di entrare nei dettagli del prodotto offerto con maggiore precisione), nel fashion spesso a bastare è soltanto un’immagine. Una trasformazione che non stupisce, e che può essere interpretata anche come una sorta di ritorno alle origini: anche nell’epoca dei social network, proprio come accade (o accadeva?) sulle riviste di moda, a catturare l’attenzione è un outfit ben scattato molto più della sua spiegazione. Per i blogger (che non vengono più chiamati così, ma ricadono nella più ampia definizione di influencer) questo ha significato risparmiare tempo e dirottare tutti gli sforzi sui propri account social. In alcuni casi, il blog da cui tutto è partito è stato sospeso o, addirittura, chiuso.
CHI SCRIVE PIÙ?
E, infatti, ad oggi, tutto si può dire eccetto che gli influencer più ricercati dalle aziende abbiano blog aggiornati e curati nei minimi dettagli. Esempi di questa trasformazione sono Erika Boldrin e Valentina Siragusa, due delle personalità più richieste dai marchi di abbigliamento e accessori. La prima, che ha lanciato il suo blog Factory Style nel 2009, lo aggiorna all’incirca una volta al mese. La seconda scrive con una cadenza appena più serrata sul suo sito My Free Choice, ma sempre nell’ordine di un paio di articoli al mese. Una frequenza bassissima, cui fa da controaltare, invece, un utilizzo quotidiano dei social network. Veronica Ferraro di The Fashion Fruit, una delle blogger più seguite in Italia e nel mondo, ha optato per la via di mezzo: il suo sito è aggiornato con costanza, anche se gli articoli col passare del tempo sono diventati sempre meno approfonditi, e quasi equiparabili a una photogallery cliccabile. La stessa impressione la si ha aprendo molti altri blog: da JouJou Villeroy di Eleonora Carisi a Irene’s Closet di Irene Colzi, fino ai siti di Chiara Biasi, Mariano Di Vaio e Chiara Nasti. Un cambio di passo lo ha avuto anche la regina dei social per eccellenza, Chiara Ferragni, che ha traghettato il suo The Blonde Salad verso un vero e proprio magazine, ma ha scelto di affidarlo a un team di contributor. A se stessa ha lasciato solo la gestione dei social e la presenza agli eventi. Un caso emblematico, che ben spiega anche quanto fatto da altre personalità, meno influenti di Ferragni, ma pur sempre con un seguito ben nutrito.
I BLOGGER CHE VERRANNO
In prospettiva, sembra plausibile che ci saranno ancora cambiamenti. Se al momento l’interesse è tutto focalizzato sulle immagini, non è detto che non vi saranno ulteriori evoluzioni. Anzi: in un mercato ormai saturo, in cui la compravendita dei follower non è rara e i contenuti sono sempre più scarsi, non è difficile ipotizzare che la bolla possa scoppiare. Già si comincia a parlare di ricerca di maggior qualità, privilegiando non più i numeri impressionanti, bensì contenuti più approfonditi e un engagement maggiore. Chi ha prodotto testi di qualità con frequenza, potrebbe uscirne vittorioso. Molte delle responsabilità, per quello che verrà, sono in mano alle aziende: in gran parte, dipenderà dalla loro volontà di privilegiare la sostanza rispetto alla pur bellissima e ‘instagrammabile’ forma.