“Questa è resilienza, non volontà di aggirare le sanzioni come ho letto in questi giorni”. Dopo il polverone sollevato intorno alla partecipazione di Assocalzaturifici alla fiera Obuv’ Mir Kozhi è arrivata la risposta da parte del presidente dell’associazione di categoria Siro Badon.
“Le aziende calzaturiere che lavorano con la Russia, e con l’Ucraina, non dimentichiamolo – ha replicato in una nota ufficiale diramata da Assocalzaturifici – non violano alcuna sanzione europea, hanno lavorato e lavorano nel rispetto delle leggi internazionali affrontando con coraggio le conseguenze di un conflitto che ha impatti economici devastanti per l’economia di alcuni distretti industriali nel nostro Paese. Distretti che la nostra associazione rappresenta e di cui deve farsi portavoce”.
Alla fine di aprile sono state 48 le aziende tricolori di cui 28 provenienti dalle Marche e sponsorizzate dalla stessa Regione, a presentare durante la manifestazione fieristica i propri prodotti al mercato russo, che per alcune di loro rappresenta insieme a quello ucraino quasi il 50% del fatturato.
Una scelta impopolare, che ha attirato consensi e approvazione da un lato ma anche polemiche e dissenso dall’altro, dividendo l’opinione pubblica e la stampa sulla necessità di sostenere le aziende made in Italy del settore e l’opportunità di ‘sfidare’ il cordone sanzionatorio che dall’Occidente circonda la Russia.
“Vorrei fosse chiara – ha proseguito Badon – la posizione di Assocalzaturifici in merito alla partecipazione delle aziende calzaturiere italiane che hanno partecipato alla manifestazione fieristica di settore a Mosca: l’associazione rispetta le sanzioni imposte dalla comunità internazionale nei confronti di chi ha scatenato questo conflitto, però non posso non essere solidale con loro, anche perché come associazione abbiamo il compito di supportare tutte le nostre imprese, anche quelle che non hanno potuto fare a meno di partecipare alla fiera per vincoli contrattuali presi prima dello scatenarsi del conflitto in Ucraina”.