Assopellettieri e le organizzazioni sindacali di categoria Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil hanno firmato l’accordo per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro delle industrie manifatturiere delle pelli, che regolerà i rapporti economici e normativi tra le imprese ed i lavoratori del comparto fino al 31 marzo 2023. La filiera conta circa 5.100 aziende per oltre 42mila dipendenti, secondo le stime condotte sulla base dei dati Istat della competitività dei settori.
Tra le novità più importanti del rinnovo, le parti firmatarie segnalano una nuova iniziativa di sistema che, tramite il contrasto al dumping contrattuale, i cosiddetti ‘contratti pirata’, ha lo scopo di qualificare tutta la catena produttiva, dalle grandi aziende committenti alle imprese dei settori degli appalti e della sub-fornitura, per innalzare complessivamente gli standard di sostenibilità sociale e le garanzie di qualità dei prodotti e dei processi lungo tutta la filiera.
Assopellettieri e sindacati hanno riaffermato che la notevole diffusione di queste situazioni di dumping contrattuale, che riguarda sia gli aspetti economici sia quelli normativi dei rapporti di lavoro, e la conseguente situazione di distorsione della concorrenza che ne deriva, non giovano alla crescita complessiva della qualità del lavoro nella moda. Pertanto, si sono assunti la responsabilità di indicare a tutte le imprese della filiera della pelle una via concreta che in tempi congrui possa consentire un miglioramento tangibile della situazione.
“Voglio rivolgere un plauso convinto ad Assopellettieri ed alle imprese della pelle per il loro coraggio ed il loro senso di responsabilità nell’indicare a tutta la filiera produttiva una via concreta per innalzare complessivamente i livelli di legalità e correttezza del sistema, secondo i principi della leale concorrenza e della responsabilità sociale delle imprese – ha dichiarato Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda -. Si tratta di un ulteriore esempio della qualità, della sostenibilità e dell’unicità che distingue la moda italiana nel mondo”.