Capacità di lavorare in team, proattività e passione per la moda, il tutto, però, in un nuovo contesto hi-tech. Sono queste, secondo l’Osservatorio sulle prospettive e aspettative at work 2018 dell’advisory Pwc, le skill più ricercate dalle aziende dei settori retail e consumer. Se la tecnologia è un driver essenziale per lo sviluppo del business, le aziende confermano la necessità di avere in organico figure in grado di governare e spingere le innovazioni. A fare i conti con questa evoluzione e con le opportunità (o criticità) che si sviluppano lungo la filiera è, ovviamente, anche il settore della formazione, a cominciare dalle scuole italiane di moda e design, come Ied – Istituto Europeo di Design, Istituto Marangoni e Naba – Nuova accademia di belle arti.
ADATTARSI ALLA MODA CHE CAMBIA
Per il 91% dei CEO intervistati da PwC (nel 21° Ceo Survey 2018), lo sviluppo tecnologico richiede personale che si trovi a suo agio in un ambiente di lavoro digitale e possegga le soft skills necessarie ad agire in un contesto in continua evoluzione. L’intelligenza artificiale (Ai), l’insieme delle tecnologie e delle metodologie di analisi di dati massivi, la visual recognition e il machine learning sono solo alcune delle innovazioni candidate ad avere il maggiore impatto sull’industria della moda, poiché agevolano la previsione e la pianificazione della domanda. La tecnologia scommette sulla raccolta e lo studio dei big data e dei processi transazionali per convertire la supply chain in una demand chain. “L’impatto dell’A.i. e più in generale la rivoluzione 4.0 – ha spiegato a Pambianco Magazine Barbara Toscano school director di Istituto Marangoni – rappresenta un tema importante all’interno dei nostri corsi e trova riscontro in materie quali Digital Marketing, Advanced Digital Media, Omnichannel Distribution, Online Customer Experience, The Connected Consumer, Innovation Management e Future of Fashion. Tutti questi argomenti vengono trattati già all’interno dei programmi triennali post-diploma, in particolare in quelli di Fashion Business, Fashion Business and Buying e Fashion Business, Communication and Media”. Nell’ambito dell’offerta formativa si evidenziano anche corsi dedicati alle “innovazioni orientate al brand”, che affrontano argomenti come il marketing omnicanale e gli impatti sulla supply chain, l’utilizzo dei big data “valutati come fonte importante per l’intelligenza artificiale”. Tutti questi temi guardano all’evoluzione del mondo della moda e delle abitudini di consumo. “Questi argomenti – ha continuato Barbara Toscano – vengono trattati nel dettaglio sia dal punto di vista teorico sia operativo. Nell’utilizzo dei big data, per esempio, si spiega come utilizzare correttamente i dati dei clienti, si identifica il modo più efficace per raggiungere i potenziali utenti. Le lezioni includono anche aree tematiche dedicate alle tecnologie blockchain, alle criptovalute e alla loro applicazione in azienda”.
IL DIALOGO CON LE AZIENDE
A giocare un ruolo fondamentale nella formazione degli studenti è il contatto con le aziende moda, il dialogo costante tra le università e i distretti italiani. Nelle diverse scuole, i progetti didattici sviluppati in collaborazione con i brand del lusso sono parte integrante dell’offerta, con studenti che incontrano la realtà d’impresa attraverso la realizzazione di progetti pofessionali applicabili. “La collaborazione con le aziende – ha raccontato a Pambianco Magazine Guido Tattoni, direttore del Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate di Naba – è un vero asset della nostra scuola, uno dei punti di forza dell’offerta formativa. Gli studenti si misurano costantemente con progetti concreti e con aziende reali, testando quindi già le reali problematiche e le sfide che si prospetteranno nel mercato del lavoro. Tra le aziende con cui Naba ha collaborato recentemente ci sono Fratelli Rossetti, Freudenberg, Kuraray, Lampo, Auchan, Fremantle Media, Cargo. Naba prende inoltre parte a Milano Moda Graduate, la manifestazione organizzata da Camera Nazionale della Moda Italiana dedicata alle scuole di moda italiane, per valorizzare i nuovi talenti della moda e dare visibilità al lavoro delle future generazioni”. Gli stessi docenti sono professionisti della moda, alcuni esperti nei processi di ricerca e innovazione tessile. Il coinvolgimento di esponenti di settori precisi viene infatti considerato dagli intervistati un dato vincente nei diversi percorsi di formazione. “I professori dei corsi di moda di Ied – ha precisato Paola Pattacini, direttore di Ied Moda Roma – vengono da aziende di settore. Questo ci permette, in fase di sviluppo dei corsi, di sapere cosa serve oggi negli uffici stile. La stampa 3d e l’utilizzo dei dati per anticipare i trend sono solo alcune delle innovazioni che stanno cambiando il settore”. L’intelligenza artificiale influirà sempre di più sul lavoro dei product manager, soprattutto in virtù di processi produttivi ottimizzati, e dei fashion buyer. “Tuttavia – ha concluso Paola Pattacini -, crediamo che il compito delle scuole sia anche quello di evitare l’appiattimento della creatività. Per questo la tecnologia continuerà ad affiancarsi alle materie tradizionali, fondamentali per lo sviluppo di una visione originale e della capacità autonoma di ricerca”.