Si aggiunge un nuovo capitolo alla crescita di 4sustainability, il protocollo sviluppato da Process Factory per aiutare le aziende a trasformare i propri processi, a misurarsi e a dare evidenza al mercato delle proprie performance di sostenibilità. In occasione di On the Road | Misurazione d’impatto e trasparenza di filiera. Il sistema moda verso il Digital Product Passport, il decimo congresso del marchio è stata, infatti, presentata Y Hub, la prima holding italiana che accompagna brand e filiera della moda nella transizione sostenibile
La nuova realtà riunisce al suo interno tre identità precise: la società di consulenza Process Factory, quella di information technology The ID Factory e Ympact, società benefit Società Benefit e piattaforma per la misurazione degli impatti ambientali e sociali. Guidata da Francesca Rulli, Founder e CEO di Process Factory e Ympact, Cristian Iobbi e Massimo Brandellero, co-Founder di Ympact e The ID Factory, di cui Brandellero è anche Ceo, Y Hub si basa sull’idea di un eco-sistema collaborativo, pensato per accompagnare le aziende e i brand della filiera moda nella raccolta dati d’impatto ambientale sociale, nella loro verifica, validazione e condivisione tra i diversi stakeholder del settore. La capacità di collaborazione è stata anche il tema del panel di apertura del congresso, con i contributi di Leonardo Raffaelli (Co-titolare del Lanificio F.lli Balli), Fabio Campana (CEO del Lanificio dell’Olivo), Andrea Crespi (Direttore Generale di Eurojersey e Vicepresidente di Sistema Moda Italia) ed Ettore Piacenza (Ceo di Piacenza 1733).
“Negli ultimi due anni, il mercato ci ha confermato che la chiave per crescere è la collaborazione, ad ogni livello. L’interdipendenza tra moda, sostenibilità e tecnologia è ormai imprescindibile”, ha sottolineato Rulli, “Y Hub si fonda su questa consapevolezza, come centro di competenze, metodo e tecnologia per supportare al meglio le sfide del settore”. L’obiettivo di Y Hub, che conta un team di 60 professionisti, 40 partner, 3000 aziende ingaggiate, 80mila fornitori mappati in 22 paesi diversi, consiste proprio nel supportare la reportistica di sostenibilità e la costruzione di Passaporti Digitali di Prodotto in chiave di trasparenza. Un tema questo, che sta diventando sempre più rilevante e che è stato oggetto di uno degli interventi più attesi del congresso di 4sustainability, Digital Product Passport: come raccontare il prodotto ai propri stakeholder, che ha visto gli interventi di Luca De Iulis (Marketing & Sales Director di Conceria Montebello), Alberto Lampis (Strategic Sourcing Raw Material Senior Specialist di Hugo Boss), Andrea Rossi (Cfo di Achille Pinto) e Michele Casucci (Founder e General Manager di Certilogo, eBay Group). “Noi per primi dobbiamo desiderare di essere il cambiamento che vogliamo”, ha proseguito Brandellero. “L’unione tra innovazione, tecnologia e sostenibilità è un’opportunità indiscussa e senza precedenti per l’intera industria della moda”. Che deve conoscerne innanzitutto le normative per applicarle in modo virtuoso come è emerso dalla discussione sulla Corporate Due Diligence Legislation e il concetto di trasparenza di filiera che ha coinvolto tra Attila Kiss (Ceo di Gruppo Florence), Matteo Marzotto (Presidente di MinervaHub) e Claudio Rovere (Ceo di Holding Moda).