Qualcosa nel mondo sempre più deregolamentato degli influencer potrebbe a iniziare a scricchiolare. Unilever, multinazionale anglo-olandese e secondo inserzionista su scala globale, ha dichiarato guerra ai finti influencer che comprano follower sui social per vendersi sul mercato.
Il capo del marketing della capogruppo di centinaia di marchi di beni di consumo (alimenti, bevande, igiene personale e per la casa), Keith Weed, ha dichiarato che l’azienda non solo non comprerà mai follower, ma non lavorerà nemmeno con influencer che acquistano follower o utilizzano sistemi automatici come bot. “Ci sono molti grandi influencer là fuori, ma ci sono alcune mele marce che contaminano il resto, perché una volta che la fiducia è compromessa lo è per tutti”, ha detto a Reuters il manager, che già quattro mesi fa aveva minacciato di attirare investimenti da piattaforme digitali come Facebook e Google se non si fossero attivati per migliorare la fiducia dei consumatori ed estirpare i contenuti “tossici”.
Ad oggi, il business dei contenuti sponsorizzati da parte di profili con grande seguito ha toccato picchi vertiginosi sia nei compensi, spesso dettati proprio dalla quantità di fan, sia nelle modalità in cui talvolta questi follower sono acquisiti, con un danno sia per il consumatore finale sia per le aziende.
Unilever, di conseguenza, ha annunciato che negli Stati Uniti darà priorità ai partner che aumentano la trasparenza e aiutano a eliminare le cattive pratiche del digitale.