Nove mesi di difficoltà per il settore calzaturiero. I dati del periodo raccolti dal centro studi di Assocalzaturifici hanno evidenziato la bilancia sfavorevole: la domanda di calzature è stata debole in molti mercati, a cominciare da quello interno, che ha registrato un’ulteriore battuta d’arresto. Anche l’export nei primi 8 mesi è rimasto in volume sui livelli del 2013, mettendo in luce il rallentamento delle vendite extra UE: il buon andamento in America settentrionale non è bastato a compensare la pesante flessione sui mercati dell’Est, dove la crisi tra Russia (-22,2% in valore) e Ucraina (-29,4%) ha amplificato le giù esistenti difficoltà di un mercato depresso dalla svalutazione del rublo, e la frenata sui mercati dell’Estremo Oriente, penalizzati soprattutto dal trend sfavorevole in Giappone. Le aspettative per l’inizio del 2015, spiega una nota diffusa dall’associazione “sono orientate alla stabilità”.
Da questa situazione “nasce il timore del triple-dip, un’ulteriore battuta d’arresto sul recupero intrapreso verso i livelli pre-crisi di fine 2008”, ha detto Cleto Sagripanti, presidente dell’associazione. Nel dettaglio, la quantità di scarpe prodotte nei primi nove mesi è scesa del 2,3%, complici le esportazioni in stagnazione (-0,1% in quantità, ma con un aumento in termini di valore, +3,9%, grazie all’incremento dei pezzi medi di vendita, +4 per cento. Dopo la crisi di fine 2008, che aveva portato la produzione sotto la soglia critica delle 200 milioni di paia prodotte in Italia (198 milioni nel 2009), il settore della calzatura aveva iniziato un lento ma progressivo recupero, che aveva avuto una battuta di arresto nel 2012 ritornando quasi sotto la soglia critica (198,5 milioni paia) e facendo segnare un secondo scalino negativo (il double-dip settoriale). Il 2013, d’altro canto, aveva di nuovo riportato oltre quota 200 milioni le produzioni italiane, ma oggi i dati mostrano che vi sono seri rischi che il recupero si arresti nuovamente, per un terzo sforamento verso il basso nel 2014.