Il nuovo flagship store di Gucci a New York nella Trump Tower è il negozio più grande del mondo del marchio fiorentino (4300 metri quadrati, tre piani che hanno preso il posto del gioielliere inglese Asprey e della Avon).
«Special edition e la linea Guccissima stanno crescendo molto, ma per noi è altrettanto importante l'entry price», ammette Mark Lee (nella foto), il 44enne amministratore delegato americano che sta facendo sorridere l'azionista Ppr, controllata dalla famiglia Pinault e quotata a Parigi: 2,175 miliardi di curo di fatturato nel 2007 (+11% a cambi costanti) e una redditività operativa che verrà comunicata il 27 febbraio, ma che si preannuncia da record come nell'ano precedente. Quando, con 612 milioni di euro, rappresentò il 29,1% dei ricavi, un'incidenza tra le più alte del mondo del lusso.
Neppure i chiari di luna del mercato a stelle e strisce preoccupano la Gucci. «Siamo qui dal 1953, dice Lee, e il mercato per noi va a gonfie vele: negli ultimi tre anni, abbiamo messo a segno incrementi del 24,9, 20,4 e 14,7%, pari a un giro d'affari di 640 milioni di euro nel 200. Potenzialità di crescita ce ne sono ancora. Questo non sarà per noi un investimento solo d'immagine: andremo a breakeven e faremo vero business, così come negli altri 233 negozi di proprietà, che rappresentano il 70% dei nostri ricavi».
Il concept del negozio, come quello nuovo di Roma, è stato curato dal direttore creativo Frida Giannini.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 6/02/08 a cura di Pambianconews