Il futuro di Stefanel si chiama «griffe accessibile» ed è l'ultima mutazione genetica della moda, rappresentando un universo strutturato sulla garanzia della firma ma con caratteristiche di prezzo più che calibrato e un'offerta invitante, dagli abiti al negozio. Nella composizione di questa miscela non è più il prezzo il fattore determinante, ma la complessità articolata della proposta.
Zara e H&M, i colossi dell'abbigliamento, sbarcando in Italia hanno provocato una specie di tsunami i cui effetti cominciano a essere ben visibili soltanto oggi, perché hanno introdotto il concetto di velocità, realizzando e mettendo sul mercato una collezione ogni due o tre settimane, rispetto ai classici sei mesi del prêt-à-porter, e hanno tagliato i costi fino a livelli che mai gli stilisti avrebbero immaginato.
Non molti accettano di parlare di questi fenomeni, tra questi c'è Giuseppe Stefanel (nella foto). «Penso che l'azienda sarebbe cambiata indipendentemente dalla presenza o meno di questi giganti, ma la loro strategia mi ha fatto riflettere. Io non capisco quelli che li sottovalutano e dicono, facendo spallucce, “ci copiano”, credendo così di risolvere il problema. Basta vedere come hanno aggredito le cosiddette linee giovani che infatti adesso dichiarano di essere prime linee a tutti gli effetti, e per affermare la loro autonomia vanno a sfilare all'estero».
Alzare il livello e riposizionarsi è dunque una necessità in questa grande partita che la moda sta giocando per ridisegnare il sistema. «Noi, continua Stefanel, dobbiamo oggi imparare a pensare come dei retailer, rivisitare i nostri processi tradizionali per anni focalizzati sulla fabbrica, ampliare il numero dei punti vendita. Lo scorso anno ne abbiamo aperti 35. Non megastore da 3 mila metri quadrati, ma boutique da duecento/duecentocinquanta metri quadrati in ottime location».
Dice Carlo Pambianco, analista del settore: «Queste firme hanno saputo interpretare e fare propri i valori del lusso, ognuno con sfumature diverse: chi vagamente snob, chi realisticamente lavorando sul prezzo, ma sempre con un'eccitante sensazione di shopping di alto livello».
Estratto da CorrierEconomia del 26/02/07 a cura di Pambianconews